Pieno di bond per Spagna e Irlanda, gli Usa puntano a ristrutturare Fannie Mae e Freddie Mac

 In una giornata che sorride ai mercati azionari dopo giorni di incertezze, nonostante qualche ulteriore dato macroeconomico non propriamente brillante né in Europa (indice Zew di agosto peggiore delle attese in Germania) né negli Stati Uniti (dove il mercato immobiliare resta fragile come testimonia il modesto rialzo degli housing start in luglio e il parallelo calo delle richieste di nuovi permessi edilizi), ad approfittare della calma apparente è la Spagna, che fa il pieno di titoli di stato a breve (12 e 18 mesi) sfruttando una buona domanda per far scendere i tassi sui propri governativi (i titoli a un anno oggi sono stati collocati all’1,36% annuo contro il 2,21% di un mese fa, quelli a 18 mesi all’1,978% dal 2,331%). In fase di raccolta anche l’Irlanda, che invece ha puntato sul lungo termine con l’emissione di 750 milioni di euro di titoli scadenza 2014 (collocati a un tasso del 3,627%) e altrettanti sulla scadenza 2020 (tasso del 5,386%) riscuotendo a sua volta un buon successo, con una domanda tripla rispetto all’offerta.

 

Tutto bene? Sì almeno secondo i più ottimisti, i quali ora guardano con una certa speranza agli Usa da dove ci si attende una ulteriore mossa dell’amministrazione Obama per risolvere una volta per tutte (almeno nelle intenzioni) il problema legato al mercato immobiliare. Mercato salvato dagli incentivi all’acquisto della prima casa, scaduti a fine giugno, e che ora oltre all’incerto andamento della domanda (legato del resto all’andamento ancora non particolarmente brillante del mercato del lavoro) sconta l’ipotesi di una ristrutturazione del sistema di garanzie prestato dallo stato, dopo che il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, ha dichiarato che il governo non  intende “supportare il ritorno a un sistema in cui i guadagni privati sono  sovvenzionati dalle perdite di chi paga le tasse”.

 

Freddie Mac e Fannie Mae, ha aggiunto Geithner, dovranno essere ristrutturate e non potranno certo tornare alla situazione ante-crisi per evitare il ripetersi in futuro di ulteriori situazioni tali da richiedere un salvataggio pubblico. Occorrerà dunque trovare il modo di arrivare, ha concluso Geithner, ad un sistema di garanzie pubbliche “ben strutturato” per gli emittenti di mutui. Un tema apparentemente “tecnico” e che invece è centrale per il mercato immobiliare e più in generale per la ripresa Usa, visto che senza le garanzie, ha ricordato in giornata Bill Gross, numero uno di Pimco, maggior gestore di fondo obbligazionari al mondo, i costi dei mutui immobiliari sarebbero negli States “di alcune centinaia di basis point” più elevati dei livelli attuali, facendo nuovamente piombare il un mercato immobiliare in una situazione depressa (Gross ha parlato di “mercato moribondo”) ancora per molti anni.

 

Una opinione che l’amministrazione Obama sembra condividere, purchè si riesca a introdurre quei “cambiamenti radicali” che assicurino che ogni garanzia pubblica “sia strutturata per coprire il rischio di perdita e per minimizzare l’esposizione dei contribuenti”. Una quadratura del cerchio non così semplice né negli Usa né in altri paesi dove pure l’intervento dello stato è stato invocato a gran voce nel corso della crisi per evitare il fallimento di importanti gruppi finanziari (e non) privati, ma che dovrà essere trovate per riuscire a dare il via a quelle “exit strategy” che la crisi di Grecia ha dimostrato, solo poche settimane fa, essere non più a lungo rinviabili. A meno di non voler continuare a sostenere indefinitamente i mercati tramite interventi diretti delle banche centrali che se oggi calmano gli animi domani potrebbero rivelarsi una medicina peggiore del male.

 

E voi che ne pensate, siamo ad una svolta per il mercato immobiliare Usa e da lì per l’economia a stelle e strisce e mondiale o si tratta solo di schermaglie estive? Come sempre attendiamo le vostre opinioni qui

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