Risparmiatori incerti e sfiduciati

 Mentre si avvicina l’appuntamento di Jackson Hole in cui Ben Bernanke potrebbe sciogliere le ultime riserve e, dopo una serie di dati macroeconomici più negativi del previsto, annunciare la ripresa della “terapia d’urto” per sostenere la ripresa economica americana, una strategia che divide sempre più gli analisti e gli stessi membri della Federal Reserve perché mantenere i tassi ai minimi storici e acquistare i titoli obbligazionari, in particolare facendo di fatto sparire la carta a breve termine, rischia di pompare ulteriormente la bolla che in molti già segnalano sul mercato obbligazionario (col rischio che la terapia per la crisi attuale induca la crisi futura), gli investitori americani vanno facendosi decisamente pessimisti circa l’andamento del mercato azionario nei prossimi sei mesi, almeno stando alle rilevazioni diffuse oggi dalla American Association of Individual Investors.

Circa il 49,5% degli intervistati si è infatti dichiarato pessimista contro il 29,8% che ha un’opinione neutrale e un 20,7% di ottimisti. La settimana scorsa erano pessimisti il 42,5% degli intervistati, mentre il 301,% era ancora ottimista. Sul lungo termine le previsioni sono positive per il 39% degli investitori, neutre per il 31% e negative per il 30%. Se gli investitori a stelle e strisce hanno ragione e se l’economia mondiale sta preparandosi non più a un “incidente di percorso” ma ad un periodo di “recessione di crescita”, neppure poi così raro nella storia come ricordava stamane lo strategist di Kairos Partners, Alessandro Fugnoli, in cui il Pil nel suo complesso continua a crescere ma la produzione industriale e occupazione ristagnano o scendono, a preoccuparsi potrebbero essere soprattutto gli operatori del risparmio gestito.

Sì, perché in questi frangenti, come testimonia anche la relazione mensile dell’Isae, la fiducia dei consumatori torna a calare e se il quadro complessivo sembra non deteriorarsi o addirittura le attese per quanto riguarda l’economia nazionale (in questo caso italiana) migliorano, tendono a peggiorare le attese per le condizioni personali. E tendono a farsi particolarmente cupe le previsioni in termini di concrete possibilità di risparmiare nel prossimo futuro parte del proprio reddito. Stretto tra redditi lordi fermi e tasse e tariffe in lento ma costante aumento, i risparmiatori in Italia come all’estero sembrano non sapere più a che santo votarsi per riuscire a risparmiare, pur continuando (almeno nel caso italiano) a giudicare il momento attuale come vantaggioso per chi abbia la volontà (e la possibilità) di investire, sempre secondo le rilevazioni effettuate dall’istituto di ricerca italiano.

 

L’autunno e l’inverno prossimo sembrano insomma essere fin d’ora destinati a trascorrere all’insegna di un perenne “vorrei ma non posso” da parte di molti risparmiatori. E pertanto costringeranno i PF e i consulenti finanziari italiani a trovare nuove strategie per cercare di far quadrare i conti, sia quelli propri sia quelli che le varie mandanti chiedono che siano rispettati dagli uomini delle proprie reti. E voi che ne pensate, che fine anno si sta profilando per quanto vi riguarda? Attendiamo come sempre i vostri commenti sulle pagine di Bluerating.

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