Unicredit, al via comitato governance sui libici

Ha preso il via poco dopo le 16 il comitato governance straordinario di Unicredit, convocato dal presidente Dieter Rampl. Sul tavolo, le ricadute sugli assetti della banca dopo il recente ingresso della libica Lia e le risposte da dare sulla vicenda alla Banca d’Italia. Presenti, oltre a Rampl, i vicepresidenti Luigi Castelletti (Cariverona) e Fabrizio Palenzona (Crd), in sede da questa mattina. Alessandro Profumo, giunto verso le 15, di ritorno da Francoforte sul Meno, dove ha partecipato a un incontro pubblico. Vincenzo Calandra Buonora (Carimonte), Francesco Giacomin (Cassamarca), Luigi Maramotti (soci privati).

L’incontro di oggi sarà l’occasione per calmare le acque, dopo le polemice innescate da alcune fondazioni (in particolare Cariverona e Cassamarca) e le tensioni tra l’ad Alessandro Profumo e il presidente Dieter Rampl, a cui non è andato giù il fatto di essere rimasto all’oscuro delle operazioni. Su quest’ultimo fronte il cielo sembra già più sereno: i due, ha confermato questa mattina lo stesso Rampl, si sono incontrati ieri per affrontare la questione.

Meno semplice da affrontare la questione con le fondazioni: oggi il presidente della Fondazione Cassamarca, Dino De Poli, ha dato “piena fiducia” nel presidente Dieter Rampl, precisando che “deve esserci una dialettica”,che finora “non c’è stata” con l’ad Profumo. Il numero uno della fondazione trevigiana ha ricordato che le fondazioni «agiscono attraverso Rampl e nella veste di azionisti hanno pieno titolo per discutere» e che per quanto riguarda «le decisioni che hanno rilevanza strategica», queste «devono essere preventivamente consultate».

Riguardo poi all’entrata dei libici: «si tratta di temi che devono essere portati all’attenzione degli azionisti”, perché «è un fatto nuovo importante ed è necessaria la valutazione preventiva delle fondazioni». A maggior ragione, prosegue, «se Profumo dice ‘io non c’entrò, e quindi siamo di fronte ad una iniziativa autonoma dei libici, questo aumenterebbe la pericolosità perché vorrebbe dire che c’è un intento di conquista». Da qui, la distinzione nei rapporti con il presidente e l’ad: «Rampl ha preso il suo ruolo con serietà, la sua non è una rappresentanza retorica ma assicura una dialettica che deve esserci». Ora Rampl «valuterà insieme a noi» ma, chiarisce De Poli, «sarebbe necessario anche un rapporto, che finora non c’è stato, tra fondazioni e ad».

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