Consulenti – Avere due milioni e non sapere cosa fare

Da più di una settimana sul mio tavolo resta aperta la lettera al direttore di una lettrice di Plus 24, con la relativa risposta. Il tema mi ha colpito e mi pare utile a far comprendere quale sia il lavoro del consulente finanziario indipendente. Trovato un poco di tempo per scrivere questo post, descrivo innanzitutto la questione posta dalla lettrice: come investire un capitale di due milioni di euro perché non sia esposto a rischi di default né di erosione da parte dell’inflazione e nello stesso tempo – un arco temporale di due / cinque anni – consegua un discreto rendimento?

Ciò che sorprende è il contrasto tra la situazione della lettrice – per molti aspetti fortunata – e l’incertezza che esprime. La signora infatti gode di un buon reddito, è proprietaria della propria casa, ha un buon patrimonio finanziario e pensa al futuro delle proprie due figlie, universitarie. Non solo: ha discrete conoscenze finanziarie, non ha fatto scelte di investimento avventate e non si è fatta rifilare alcun prodotto finanziario trappola. Si fa pure le domande giuste: affidabilità delle controparti, rendimenti, incidenza dell’inflazione.
Giustamente Marco Liera risponde che, in finanza come altrove, non si può avere tutto. Estrapola i tre desideri fondamentali della lettrice – protezione del patrimonio, protezione dall’inflazione, rendimento significativo – e mostra come occorra fare una scelta.
Cosa manca allora alla signora? E cosa manca – forzatamente, dato il contesto – anche alla risposta? Mancano un metodo e le competenze professionali specifiche per applicarlo.

Posto che la lettrice abbia già chiaro il quadro di tutti i suoi bisogni presenti e futuri, occorre costruire il quadro di tutte le possibilità di mercato, con i loro pregi ed i loro difetti. Perché, ad esempio, gli immobili sono stati ridotti al minimo – la sola abitazione – massimizzando gli investimenti mobiliari? Si ritiene il mondo della finanzia più sicuro o più redditizio di quello del real estate? Si tratterebbe di una questione cui può essere data una risposta almeno ragionevolmente sicura. Perché per gli investimenti finanziari sono state scelte quasi esclusivamente controparti bancarie – con i conti correnti ad elevato rendimento – se complessivamente la garanzia statale su di essi non può raggiungere neppure la metà del patrimonio e se nello stesso tempo si ha tanto timore di default nel mondo delle banche? Si tratta di un rischio che può essere almeno approssimativamente misurato, valutando più serenamente quanta paura se ne debba avere. Può inoltre essere paragonato con il rischio di controparte di altri investimenti finanziari, facendo una opportuna diversificazione statica – per come si presentano i rapporti tra rendimento atteso e rischio atteso oggi – e dinamica – per come potrebbero modificarsi questi rapporti domani.

Lo stesso vale per il rischio di inflazione. L’inflazione futura non può naturalmente essere prevista con certezza ma neppure si tratta di un’entità priva di ragionevoli aspettative e di ragionevoli limiti, almeno entro gli orizzonti temporali che la signora si pone.
Ugualmente potremmo dire per il rischio di perdite sul controvalore dei titoli. Anche i diversi possibili scenari dei tassi futuri, infatti, possono essere ipotizzati e pesati probabilisticamente in modo ragionevole, sulla base di dati economici.

Quest’attività, ossia la misurazione almeno approssimativa dei rapporti tra rendimenti e rischi delle diverse attività finanziarie, è una delle attività fondamentali del consulente finanziario indipendente. Presupposto per la consulenza di asset allocation che, come abbiamo detto, può essere statica – per l’oggi – e dinamica – per domani, dopodomani ed ogni giorno che segue, poiché l’economia ed i mercati cambiano ogni giorno.

Con un portafoglio come quello della lettrice la consulenza continuativa di un professionista realmente indipendente avrebbe una incidenza minima, garantendo di poter affrontare i mercati finanziari con un mix ragionato. La costruzione di un portafoglio bilanciato – e periodicamente ribilanciato – potrebbe consentire di minimizzare i rischi in modo realmente personalizzato e di massimizzare i rendimenti possibili. Senza miracoli, certo. Ma anche senza dover rinunciare, almeno nel medio termine, a ragionevoli rendimenti reali. Senza certezze assolute, ovvio, perché nessuno ne ha. Ma anche senza le troppe paure che, ovviamente, prendono chi si muove in un mondo che non conosce.

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