Banche, le sfide della settimana

Si annunciano sette giorni di fuoco per gli istituti di credito internazionali. Si parte innanzitutto con la Bank of Japan; sarà lei, come riporta Teleborsa, al centro dell’attenzione nel panorama orientale, in attesa di conoscere eventuali mosse di politica monetaria e cenni a possibili nuovi interventi sul mercato dei cambi. Come noto a settembre la BOJ ha effettuato una operazione di mercato per la prima volta in sei anni, nel tentativo di frenare la corsa dello yen, ma non sono esclusi ulteriori mosse da parte dell’Istituto centrale nipponico. Ed è proprio l’ascesa dello yen, unita alla deflazione ed alla stagnazione della domanda interna, che potrebbe obbligare la Bank of Japan ad annunciare ulteriori misure di quantitative easing.

Cambiando il continente, più incerto il quadro in Australia, dove La Reserve Bank of Australia dovrà valutare il da farsi. L’economia australiana, infatti è tornata a crescere in linea con il trend, mentre il settore finanziario conferma un buon stato di salute ed un adeguato livello di capitalizzazione delle banche.

Passiamo ora alla nostra Europa, dove la BCE sarà alle prese con la valutazione dello stato dell’economia ed i possibili sviluppi dell’inflazione. Una exit strategy è dietro l’angolo? Di recente, alcuni membri della BCE hanno sottolineato più volte la necessità di definire un percorso di uscita graduale dagli stimoli offerti durante la crisi, ma l’Eurotower certamente non affronterà in questa fase il problema dei tassi, che dovrebbero essere confermati all’attuale livello dell’1%. L’attenzione sarà concentrata sugli accenni ad eventuali misure di quantitative easing, sulla scia degli interventi analoghi preannunciati dalla Federal Reserve e delle misure che probabilmente saranno prese dalla Bank of Japan e dalla Bank of England.

Londra
ha da tempo completato il maxi programma di acquisti assets del valore di 200 mld di sterline, ma molti ritengono che la Bank of England non possa esimersi dal valutare ulteriori misure per immettere liquidità, a causa della crescita fragile del Regno Unito. Nelle ultime riunioni qualche membro del Board aveva già chiesto a gran voce l’approvazione di nuovi programmi di acquisti di assets.

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