Unicredit, stretta sulla governance

Unicredit tenta di chiudere sulla definizione della governance. L’amministratore delegato, Federico Ghizzoni, e i vertici del gruppo concorderebbero per Roberto Nicastro, attuale responsabile del retail, come direttore generale. Al momento, tuttavia, non è stato convocato alcun consiglio di amministrazione nè tantomeno un comitato nomine anche se è pur vero che per riunire un board bastano 24 ore di preavviso.

Nel ridisegnare la propria “architettura” di vertice Piazza Cordusio vedrebbe anche l’introduzione di un direttore operativo (Chief operating officer), incarico che verrebbe affidato a Paolo Fiorentino, a capo ora proprio dell’organizzazione. L’altro deputy ceo, Sergio Ermotti, manterrebbe la responsabilità del Corporate e Investment Banking. Ma sul banchiere di Lugano ci sarebbe più di un’incognita. C’è da capire a chi risponderà: se al direttore generale o all’amministratore delegato. E non è detto che il manager, dato in uscita nelle ore successive alle dimissioni di Alessandro Profumo, accetti la soluzione prospettatagli.

Nell’eventualità di un suo abbandono, tra i successori papabili qualcuno ipotizza il tedesco Theodor Weimer, country chairman del gruppo in Germania, lo stesso ruolo ricoperto da Gabriele Piccini in Italia. Intanto ci sono invece altre testate che danno per certa la strada del doppio direttore generale. Questa scelta sarebbe necessaria perché nessun manager interno, secondo alcuni esperti, sarebbe in grado di gestire contemporaneamente l’attività di banca coimmerciale, di corporate e investment banking.

Quanto alla trattativa sui 4.700 esuberi c’è fiducia, in ambienti sindacali, per una “fumata bianca” forse già domani con i colloqui che proseguono a oltranza. Oggi il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ha sottolineato che “ci sono le condizioni per un accordo discreto”. L’impianto della trattativa è incentrato sulla proposta di un premio aziendale per l’esercizio 2010 (da erogare nel 2011) e su esodi volontari e incentivati (anche con 36 anni di servizio, anzichè 40) con un obiettivo di 3.000 fuoriuscite per il 2013. Sarebbe poi garantita l’assunzione, entro la stessa scadenza, di 2.000 dipendenti, di cui mille precari. Tra gli assunti dovrebbero esserci anche i dipendenti dell’ex gruppo Delta (CaRi San Marino). Prerogativa per l’assunzione è la conoscenza della lingua inglese ed essere giovani laureati. Non è stata ancora, invece, individuata la ripartizione regionale delle uscite. Questa verrà affrontata di pari passo con l’individuazione dei dipendenti che lasceranno il gruppo.

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