Banche sotto pressione, ma le reti non paiono approfittarne

Banche sempre sotto i riflettori a Milano, dove tengono banco gli aumenti annunciati (dal Banco Popolare, per un massimo di 2 miliardi) e smentiti (dal Montepaschi) in vista di un rafforzamento patrimoniale per allinearsi quanto prima alle nuove regole imposte dall’accordo di Basilea III ratificato in sede di G20 nello scorso fine settimana e per il rimborso dei “Tremonti-bond” a suo tempo emessi da alcuni istituti italiani.

 

Chi invece il capitolo del rafforzamento patrimoniale dovrebbe averlo già messo alle spalle è UniCredit, che sembra finalmente sul punto di varare ufficialmente il nuovo assetto al vertice, un assetto che salvo sorprese dell’ultima ora dovrebbe vedere Roberto Nicastro e Sergio Ermiotti spartirsi la poltrona di direttore generale e Paolo Fiorentino divenire direttore operativo alle dirette dipendenze del Ceo Federico Ghizzoni. Col che tutti e tre i “colonnelli” di Alessandro Profumo rimarrebbero in azienda e continuerebbero nella sostanza a occuparsi di ciò a cui sovraintendevano prima del terremoto legato alla caduta di Profumo. 

 

Mentre il sistema bancario italiano affronta dunque un periodo di aggiustamenti e “manutenzioni straordinarie”, ora più ora meno direttamente condizionate dalla politica nazionale e locale, dal mondo del risparmio gestito giungono segnali contrastanti anche se non negativi. Sotto i riflettori in questo caso è Azimut, che sale in borsa (trascinando anche Mediolanum) dopo aver registrato ricavi dei nove mesi in crescita rispetto a un anno fa (254,3 milioni di euro rispetto a 249,4 milioni nei nove mesi del 2009) che però a guardar bene nascondono una piccola frenata nel terzo trimestre (82,8 milioni contro i 93,4 milioni di un anno prima).

 

A livello di utile il gruppo guidato da Pietro Giuliani (che intanto prepara il lancio di un nuovo prodotto nel campo delle energie rinnovabili dedicato ad investitori istituzionali) segnala anche sui nove mesi un risultato positivo sì, ma inferiore rispetto a dodici mesi prima: 82,8 contro 93,4 milioni di euro (di cui 20,2 milioni nel solo terzo trimestre, circa la metà dei 39,4 milioni di un anno prima). Il tutto nonostante la crescita del patrimonio sotto gestione, 14,3 miliardi, +6,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e +2,9% rispetto a fine 2009, e degli uomini delle reti del gruppo (1379 promotori in tutto grazie a 104 nuovi ingressi in totale per Azimut Consulenza, AZ Investimenti ed Apogeo).

 

Nonostante le difficoltà dei grandi gruppi bancari, insomma, non sembra che i gruppi del risparmio gestito riescano ad avvantaggiarsi: un fenomeno che potrebbe essere legato alla perdurante crisi economica e all’incertezza dei mercati, che rende la clientela sempre più prudente sbilanciando il mix dell’offerta verso prodotti e servizi a più bassa marginalità. O ci sono secondo voi altre cause? Attendiamo come sempre il vostro contributo alla discussione qui sulle pagine di Bluerating.

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