Mediobanca, Nagel: nessuna fusione con Unicredit

Nessuna fusione con Unicredit. E nessuna “dieta” per gli azionisti. Così l’ad di Mediobanca Alberto Nagel all’assemblea di Piazzetta Cuccia convocata per approvare i risultati dell’anno fiscale 2009/2010. Rispondendo alle domande dei soci, il top manager ha detto di immaginare “assolutamente” una fusione con Piazza Cordusio “che non ha assolutamente nessun senso né per loro né per noi”. L’ad ha sottolineato inoltre che la proposta di dividendo, 17 centesimi per azioni dopo che lo scorso anno l’istituto aveva deciso di non staccare, tiene conto delle indicazioni di Bankitalia relative ai livelli di patrimonializzazione senza “inutilmente tenere a dieta gli azionisti”: “Con questa distribuzione – ha detto – crediamo di aver fatto tutto il possibile”. Rispetto a Basilea 3, la cui entrata in vigore è prevista per il 2018,

Nagel ritiene che “senza ulteriori aumenti di capitale Mediobanca sia solida e assolutamente in grado di affrontare la crescita”, aggiungendo che se “una banca che dimostra di essere in grado di remunerare i soci, sia pure in modo conservativo, è una banca che dà fiducia agli investitori. Non a caso, dopo il 30 giugno, il titolo ha ripreso un suo percorso, diverso da prima”. Proprio sul corso azionario di Mediobanca, sceso del 14% a 7,4 euro in un anno, più di un’azionista ha avanzato le proprie perplessità al management. Ma secondo Renato Pagliaro, al suo debutto come presidente, le basse quotazioni dell’istituto risentono di un contesto complessivo del comparto bancario e non vanno imputate alla banca: “Non è facile – ha risposto a un azionista – trovare in Mediobanca le ragioni di un prezzo così basso, dobbiamo tener conto del contesto complessivo. È chiaro che l’andamento delle quotazioni rende insoddisfatti soprattutto noi”. 

L’assemblea degli azionisti chiamata ad approvare i risultati di Mediobanca per l’anno fiscale 2009/2010 si è riunita questa mattina alle 11 nella sede di Piazzetta Cuccia. All’assemblea è presente all’assemblea il 55% del capitale e il patto di sindacato al completo. Tra i protagonisti arrivati oggi nella sede di via Filodrammatici: Vincent Bolloré, azionista al 5% di Premafin, la famiglia Ligresti (Salvatore e i tre figli Jonella, Giulia e Paolo), i consiglieri Ennio Doris, Roberto Bertazzoni, Angelo Casò, Marco Perlangeli, il direttore generale Francesco Saverio Vinci. Oltre ai conti 2009/2010, l’assemblea è chiamata ad approvare l’uscita, nei mesi scorsi, dei consiglieri Pietro Ferrero e Cesare Geronzi. L’attesa è che il numero dei consiglieri venga ridotto da 23 a 21. Nella parte straordinaria verrà assegnata al Cda una delega per un aumento di capitale gratuito al servizio del piano di performance share.

Prima dell’assemblea il cda ha approvato anche i conti sul primo trimestre (luglio-settembre 2010) che si sono chiusi con ricavi in crescita del 19% trimestre su trimestre, grazie alla ripresa del trading e all’aumento del margine di interesse. Il risultato operativo è risultato in crescita del 33% a 311 milioni. L’utile netto è stato pari a 128 milioni di euro, in netta crescita rispetto ai tre trimestri precedenti ma in calo rispetto al primo quarter dello scorso anno (pari a 200 milioni).

Il trimestre – si legge in un comunicato dell’istituto – ha visto la ripresa di redditività del gruppo, con tutte le divisioni che riportano, per la prima volta dopo 18 mesi, risultati netti positivi e in aumento. A livello dei singoli segmenti, nel corporate e investment banking (Cib) il trimestre vede un utile netto in flessione del 46% a 79,2 milioni, con un margine di interesse in rialzo del 13,3% a 115,9 milioni. Nel principal investing, l’unità in cui figurano le partecipazioni strategiche dell’istituto, l’utile migliora del 2% a 50,6 milioni. Il valore di libro delle partecipazioni risulta stabile a 2,9 milioni, con un valore di mercato a 3,1 miliardi (3 miliardi a fine giugno). Nella quota di utili di competenza di questa unità, figura un apporto positivo per 46,3 milioni da Generali (da 58,9 milioni), Rcs MediaGroup per 3 milioni (-3,5 milioni) e Telco per 3,7 milioni (0,6 milioni). Nel retail e private banking l’istituto vede un utile di 15 milioni, contro i 3,3 milioni dello scorso anno. La raccolta di CheBanca! è salita a 10,1 miliardi (+6% dai 9,6 miliardi di giugno), mentre risultano in progressivo contenimento le perdite (-4,6 milioni).

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