Tutti contro la Fed e la Fed contro le banche

Mercato del credito ancora difficile negli Usa. E’ quanto emerge dall’indagine della Federal Reserve condotta tra luglio e settembre. Nei fatti le banche non allentano la stretta sui criteri di accesso al credito, si notano solo modesti segnali di miglioramento peraltro in uno scenario dove la domanda di credito resta debole. Lo spirito è chiaro: ancora una volta la Fed punta il dito contro gli istituti nazionali.

Dal conto suo però, estraniandoci dalla ricerca, il piano da 600 miliardi di dollari della Fed non solleva solo critiche fra osservatori e analisti, ma è anche oggetto di divisione all’interno dello stesso istituto, come ripreso da Ansa. Il presidente della Fed di Dallas, Richard Fisher, ritiene che il programma di acquisti potrebbe essere la «medicina sbagliata» per curare i mali dell’economia, mentre per il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, i benefici degli aiuti sono superiori ai rischi. «Il rimedio per i mali dell’economia è, secondo me, nelle mani delle autorità fiscali e regolatorie, non in quelle della Fed» osserva Fisher, prevedendo che gli acquisti possano tradursi «in un calo del dollaro, nell’incoraggiare la speculazione oltre a mettere a rischio l’indipendenza della Fed». Per Bullard, invece, i benefici del quantitative easing 2 superano i rischi e il piano farà vedere tutto il suo impatto nell’arco dei prossimi sei mesi. «L’allentamento monetario produce il suo massimo impatto sull’economia reale, inclusi i consumi e gli investimenti, in un periodo di 6-12 mesi». Per David Warsh, governatore della Fed, l’acquisto di titoli del Tesoro potrebbe alimentare l’inflazione, non aiutare l’economia e ritardare ogni piano per ridurre l’indebitamento statunitense.

Intanto piovono anche critiche sul piano politico: “Il problema non è che le banche non hanno abbastanza liquidità ma che non vogliono prestarlo perchè non si fidano dell’ambiente economico circostante”. Ad alimentare il coro di critiche nei confronti della banca centrale americana è Sarah Palin, una delle possibili candidate alla presidenza nel 2012. La Fed ha annunciato la scorsa settimana un piano da 600 miliardi di dollari a sostegno dell’economia. Palin si dichiara scettica sull’efficacia del piano di aiuti che prevede l’acquisto di titoli di stato. «Se non funzionasse si procederebbe a battere ulteriore moneta? Quando finirà questo gioco?» osserva Palin, in base agli estratti di un discorso che terrà più avanti in giornata a Phoenix.

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