Quella di PF è una professione adatta a un neolaureato?

 I giudizi da sempre sono discordanti e spesso riflettono il vissuto personale di ciascuno, così non stupisce che anche tra i lettori di Bluerating al racconto di un giovane lettore che ha preferito gettare la spugna “ancor prima di fare l’esame” per ripiegare su un più sicuro e gratificante mestiere da “credit analyst” risponda una vasta platea di lettori con opinioni tra loro anche molto diverse, da chi plaude la decisione e aggiunge: “io ci ho messo troppo tempo a capirlo: non volevo crederci e allora son rimasto incastrato. Invece (con poche lodevoli eccezioni) è proprio così e quelli che si professano sempre i migliori son proprio i peggiori!” a chi invece si rammarica “che un giovane laureato abbia già perso l’intraprendenza, la spensieratezza e la freschezza tipica della sua età”, aggiungendo che sebbene probabilmente la scelta sarà “stata influenzata soprattutto da un’esperienza negativa in un contesto poco qualificante”, la decisione di iniziare una carriera bancaria tradizionale pare essere “un mero ripiego, una ritirata senza onore”.

Certo, in un paese che stenta più di altri a riprendersi da una crisi economica che in Italia ha colpito più duro che altrove nonostante la retorica di chi non avendo saputo gestire la crisi si è limitato per mesi a negarne l’esistenza, la tentazione di cercarsi “un posto sicuro” quando si hanno  le capacità e la fortuna di trovarlo è forte. Eppure le ristrutturazioni effettuate, quelle in corso d’opera e quelle che nel prossimo futuro già si preannunciano per molti gruppi bancari e assicurativi italiani non dovrebbero portare i nostri neolaureati a confidare eccessivamente nelle possibilità di carriera all’interno di una banca.

Allo stesso modo sebbene possa essere svilente per un giovane competente e motivato ridurre i propri orizzonti professionali unicamente alle attività commerciali, quella di promotore finanziario è un’attività che accanto all’indubbia valenza commerciale (senza la quale del resto non potrebbero mantenersi a lungo in piedi i rispettivi gruppi finanziari di appartenenza) affianca un’intensa attività di relazione in un campo, ricorda un altro nostro lettore, “quello finanziario e assicurativo, che come quello medico ha bisogno di alte competenze”. Purchè, verrebbe da dire, ai giovani ancora privi della necessaria esperienza si affianchino figure e strumenti in grado di farli crescere affiancando i colleghi con maggiore esperienza, evitando così di ridurre “il lavoro di un professionista iscritto ad un albo ad un semplice telefonista”. Cosa auspicabile, ma quanto concretamente tenuta presente in Italia? A voi, come sempre, la risposta e l’ulteriore spazio per commentare la vicenda, se vorrete.

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