Tutte le sfide del nuovo vertice

di Massimo Arrighi

A poche settimane da una nomina a lungo invocata, quella che ha portato Paolo Romani a occupare la poltrona di Ministro per lo Sviluppo Economico, un’altra importante vacatio direttiva viene finalmente colmata dal Consiglio dei Ministri, con la designazione di Giuseppe Vegas a Presidente della Consob.
Il nuovo responsabile della vigilanza sugli strumenti e le attività di Borsa in Italia sostituisce Lamberto Cardia, al vertice della Commissione per tredici anni e passato alle Ferrovie da oltre quattro mesi.
A onor del vero, la Commissione non ha mai cessato di lavorare durante questo periodo di transizione inaspettatamente lungo. Un particolare plauso va riconosciuto ai tre Commissari che hanno guidato l’interim, assicurando continuità decisionale anche in mancanza di una leadership la cui elezione è stata ritardata dai veti incrociati che spesso accompagnano mandati di questo livello.
La nomina di Vegas, candidato della prima ora, è senz’altro di buon auspicio: uomo delle istituzioni e tecnico di provata esperienza in tema di finanza pubblica, l’ormai ex vice ministro dell’Economia porta in dote alla Commissione competenze d’eccellenza e un invidiabile curriculum.

Milanese, persino la sua provenienza potrebbe giocare a favore di un primo piccolo grande cambiamento: il trasferimento definitivo della Consob nella capitale finanziaria del paese, un passo simbolico che più di una voce riterrebbe opportuno per rafforzare l’indipendenza dai poteri politici.
Una volta insediato, Vegas e i suoi commissari dovranno affrontare sfide fondamentali per il nostro paese, sul fronte interno e anche sul piano internazionale.
Cominciando da quest’ultimo, il primo appuntamento cruciale è rappresentato dalla costituzione dell’ESMA, l’Autorità europea sugli strumenti e i mercati finanziari, la cosiddetta Consob europea. Tale organismo dovrà inizialmente coordinarsi con le varie Commissioni nazionali per armonizzare la normativa in ottica comunitaria, fino ad assumerne progressivamente anche il ruolo operativo, in toto o in parte.
Difficile immaginare ad oggi i tempi e le modalità del processo, ma per quanto ci riguarda è importante che l’Italia possa vantare da subito una rappresentanza il più qualificata possibile all’interno dell’Authority: abbiamo assoluto bisogno di far sentire il nostro peso e scongiurare il rischio di marginalizzazione rispetto alle altre piazze finanziarie europee.
Per questo, una Consob finalmente a ranghi completi potrà presto lavorare sulle necessarie decisioni organizzative e strategiche di allineamento al nuovo organismo europeo.
Non è un passaggio scontato: anche da un punto di vista meramente simbolico, fa riflettere il fatto che Borsa Italiana non abbia più un suo indice di andamento azionario, e che i corsi delle nostre aziende quotate siano inclusi in uno dei tanti panieri prodotti dal FTSE del London Stock Exchange.
Sul fronte domestico, la situazione per Consob è ugualmente impegnativa.
Negli ultimi anni la Commissione ha lavorato molto sulla tutela dei risparmiatori, adeguando impeccabilmente le normative nazionali alla regolamentazione europea conseguente alla MiFID e vigilando sulla sua effettiva applicazione. Tuttavia, parecchi passi importanti e delicati restano ancora da compiere.
Il quadro diventa più chiaro suddividendo il mercato del risparmio domestico tra operatori grandi e medio-piccoli. Per i big player l’applicazione della MiFID è ormai un dato di fatto: dopo una fase iniziale di accettazione poco convinta, una volta superate le resistenze al cambiamento si è ampliato e generalizzato il consenso verso un provvedimento di grande valore per la clientela e di riqualificazione per tutti gli operatori.
Di diverso segno le considerazioni sugli intermediari medi e piccoli: per loro, la mancanza di scala è un ostacolo verso il raggiungimento della necessaria capacità organizzativa e rende difficile dotarsi di strumenti e regole interne di controllo adeguati per applicare la MiFID in modo pieno ed efficace.
In tal senso, è quanto mai opportuno che Consob adotti lo stesso criterio di misura per tutti gli operatori e, dove possibile, affianchi idealmente l’azione di moral suasion della Banca d’Italia verso una maggiore indipendenza e una dimensione critica minima degli operatori attivi sul mercato.
In Italia, l’offerta di prodotti per il risparmio è oramai piuttosto competitiva e affollata di presenze internazionali sempre più qualificate; un’ulteriore spinta all’internazionalizzazione del business arriverà dalle normative europee sui prodotti di risparmio (pensiamo a Ucits IV, che come noto comporta il passaporto europeo per tutti i prodotti e la possibilità di creare fondi master e fondi feeder).
In questo scenario, una sana sopravvivenza dei nostri operatori domestici dovrà necessariamente passare attraverso un ulteriore consolidamento delle forze esistenti, mirato alla costituzione di realtà di dimensione adeguata e dotate della capacità di attrarre competenze e talenti eccellenti, ad alta competitività.
Persino gli azionisti più “irriducibili” degli operatori di piccole dimensioni hanno infatti ormai compreso che la loro presenza non ha convenienza economica in un settore la cui evoluzione non potrà che inasprire le condizioni di sopravvivenza.
All’orizzonte poi si stanno delineando due nuovi precisi scenari, su cui Consob potrà fare sentire forte il proprio contributo di regulator:
1) Dal lato dell’intermediazione del risparmio, la nuova frontiera è rappresentata dalla sempre maggiore diffusione di contratti di advisory mirati a garantire una remunerazione corretta e trasparente per il servizio prestato dalle reti distributive e ad eliminare – o quantomeno ridurre al minimo – il rischio di conflitti di interesse.
Nel Regno Unito, dove l’indipendenza dei distributori e la cura dell’interesse del risparmiatore sono temi prioritari, la Financial Services Authority – omologa della Consob – prevede un nuovo framework normativo, che sotto il nome di Retail Distribution Review vieterà tra l’altro tutti i rebate di commissioni dalle fabbriche alle reti distributive.
2) Dal lato della creazione dei prodotti di risparmio, invece, le innumerevoli possibilità di investimento presenti oggi sul mercato e le nuove regole europee porteranno necessariamente gli operatori italiani a una graduale trasformazione in “meta-fabbriche”. Solo in limitati e comprovati casi di eccellenza queste potranno essere focalizzate sulla produzione; per il resto, sarà più logico e remunerativo fornire un servizio complementare di selezione e monitoraggio delle migliori offerte degli altri gestori: l’obiettivo sarà quello di costruire soluzioni di investimento adatte al profilo del cliente, alla sua propensione al rischio e alle sue attese di ritorno nel tempo.
Nell’ambito dei prodotti presenti sul mercato retail e istituzionali, la Consob dovrà poi dedicare particolare attenzione alle norme sul mercato dei derivati, che ha raggiunto anche da noi dimensioni ragguardevoli.
Nel dicembre 2009 il valore nozionale dei derivati Otc era di 582.000 miliardi di dollari e cresceva del 15% rispetto a un anno prima.
Nello stesso periodo, il valore nozionale dei derivati negoziati in Borsa è passato da 57.000 a 73.000 miliardi (+27%).
Proprio l’opacità connaturata a questi strumenti ha rappresentato uno dei motori della loro crescita esponenziale. Eppure, è evidente che in questo mercato il rischio di controparte è enorme e tutti sanno che l’intero domino crollerebbe con la caduta di una sola tessera, ovvero di una qualsiasi controparte bancaria, finanziaria o assicurativa non in grado di fare fronte agli impegni, ammesso e non concesso che questi siano stati rappresentati in modo trasparente e facilmente ricostruibile nei loro bilanci. Sotto questo profilo, sarebbe auspicabile che Consob, insieme con Banca d’Italia e alle altre authority almeno europee, potessero “forzare” gli operatori dei derivati verso una maggiore standardizzazione dei prodotti, così da poterne consentire la negoziazione su mercati dedicati e sottoposti ad adeguata regolamentazione e trasparenza. In questo modo, si potrebbero almeno conoscere e monitorare i volumi e le relative controparti. Diminuirebbe forse il brivido della corsa a tutta velocità in autostrada che tanto attira gli spericolati, ma a gran beneficio della sicurezza, per chi guida e per chi viaggia sulla stessa carreggiata.
Last but not least, una delle priorità più attuali della Commissione riguarda le evoluzioni della compagine azionaria delle società quotate e la loro governance effettiva.
In un paese come l’Italia, dove alle dichiarazioni di intenti non sempre corrispondono azioni coerenti e dove possiamo contare su pochi punti di riferimento davvero stabili e duraturi, la Consob dovrà continuare a esercitare fino in fondo il proprio ruolo di tutela dei risparmiatori (pensiamo soprattutto ai più piccoli) nel delicato settore delle OPA. L’urgenza e la rilevanza del tema sono palesi: sull’agenda del Presidente Vegas già oggi sono presenti alcuni casi di grande portata, anche strategica, per il nostro paese.

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