Adusbef “Ecco le insidie di Basilea3”

Come ripreso da Asca, gli istituti di credito devono mantenere un certo rapporto tra affidamenti e prestiti con alcune voci dell’attivo patrimoniale: cassa, riserve obbligatorie, titoli in portafoglio (di stato, garantiti, covered bond, obbligazioni bancarie). Le banche classificheranno i loro titoli a seconda che siano qualificabili come ”disponibili per la vendita” o da ”detenere fino alla scadenza”. Tale valutazione e’ peraltro gia’ presente a commento delle varie poste di bilancio.

Basilea 3, spiega Mauro Novelli dell’Adusbef, obbliga quindi le banche a legare la massa dei prestiti ai livelli di ”cassa”, di ”riserva obbligatoria” e alla qualita’ degli investimenti e, in funzione del rischio sottostante, indica anche in che percentuale ogni tipo di titolo contribuira’ al ratio.

Le attivita’ liquide ammesse a copertura dei flussi di cassa netti sono il 100% cassa, riserva obbligatoria, titoli governativi dimestici e titoli governativi o garantiti non domestici, purche’ ‘marketable’. Da valutare poi al 60-80% corporate e covered bond con rating pari o superiore ad A-, plain vanilla e trattati in mercati molto liquidi. Non sono ammesse quote di obbligazioni bancarie, azioni, Abs (titoli derivanti da cartolarizzazioni), e crediti verso societa’ finanziarie.

Obbiettivo dei nuovi vincoli e’ quello di tagliare alcune voci che, negli ultimi anni, sono state tenute poco sotto controllo: la destinazione degli utili (dividendi) e, soprattutto, la remunerazione degli amministratori. Secondo Novelli ”certamente il costo del denaro aumentera’: se occorrera’ mantenersi nei rapporti di Basilea 3 e valutare le aziende che richiedono affidamenti secondo le indicazioni di Basilea 2, e’ plausibile che il credito si restringa e che, di conseguenza, il suo costo aumenti”, spiega all’Asca.

”Il nostro paese ha provveduto con una azione improvvida quanto miope – dice ancora – , ad allentare la legislazione relativa ai bilanci, alla loro tenuta, alla loro correttezza ed a depenalizzare – in pratica – il falso in bilancio”.

Questo permettera’ ”accomodamenti” sia ai bilanci delle banche che a quelli delle aziende, osserva. Le prime cercheranno con quelle sistemazioni di rientrare in Basilea 3, le seconde cercheranno di imbellettare la loro situazione patrimoniale e finanziaria per ”piacere” di piu’ alle aziende di credito.

”Conseguenza: le banche sanno benissimo del maquillage di bilancio da sempre adottato dalle aziende e saranno oggi ancor piu’ diffidenti, restringendo ancor di piu’ le erogazioni. Si diceva una volta che i bilanci di un’azienda sono tre: quello per il fisco, quello per la banca e quello vero. Oggi diventano quattro: si aggiunge quello per Basilea”, sottolinea ancora Novelli.

Quanto all’affermazione che ”le banche italiane soffrono meno di quelle di altri paesi”, e’ vero che come canale di approvvigionamento di denaro, hanno privilegiato i depositi dei loro clienti – remunerati al livello di 0,0..- piuttosto che le grandi e rischiose operazioni di finanza internazionale. Saranno invogliate – conclude – a far crescere i depositi. Potrebbero farlo aumentando il tasso di remunerazione per il cliente. Ma potrebbero anche spingere i risparmiatori a liquidare posizioni in titoli, in attesa di tempi migliori e caricando le incertezze e le preoccupazioni per la situazione finanziaria internazionale per convincerli a tenere il capitale in conto (strumento scorretto). Per i risparmiatori – dice in ultimo – ”meglio stare in guardia”.

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