Private banker, il lusso non abita più da queste parti

Meno soldi dei clienti uguale meno soldi per i consulenti. È questa la semplice equazione che si apprende dalla lettura dell’ultima indagine 2010 su “Il private Banking in Italia”, redatta dall’ufficio studi di Magstat società di lunga esperienza finanziaria soprattutto nella ricerca di personale bancario nonché nell’analisi e studio dei problemi interni/esterni alla società (ricerche di mercato, indagini sui dipendenti, sulla clientela, sui promotori finanziari, sul territorio, sui prodotti, sui servizi offerti). Se ci si ferma a riflettere sulla questione emergono importanti considerazioni , come ci conferma il presidente di Magstat Marco Mazzoni (nella foto): “la retribuzione variabile dei private banker che, come mostrato in tabella poteva arrivare a radoppiare lo stipendio, ha subito una drastica diminuzione tanto da annullarsi. Questo perché la reddittività del portafoglio dei bankers è crollata. Benefit quali casa e auto aziendale, supporti tecnologici, assicurazioni, sono stati ridimensionati nei pacchetti retributivi. A tale sostanziale perdita di redditività va inoltre aggiunto un inasprimento dei rapporti tra professionista e mandante. “ Basti pensare alle pesanti controversie legali tra operatori con denunce per concorrenza sleale (caso Banca Profilo-Banca Esperia)”, anche se, a parziale consolazione “il reclutamento resta comunque sempre molto attivo e rivolto soprattutto ai pb senior con portafogli ingenti”, precisa. Ad ogni modo l’età dell’oro della consulenza, è proprio il caso di dirlo, è finita.

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