20.000 promotori senza mandato

di Luca Spoldi

Guardando i dati relativi alla consistenza dell’Albo dei promotori finanziari dal 2001 ad oggi una delle cose che colpisce anche l’osservatore più distratto è la costante presenza di una elevata percentuale (si va da un minimo del 32% nel 2002 ad un massimo del 36,5% nel 2009) di iscritti che risultano privi di un intermediario di riferimento. Una massa importante di professionisti (stiamo parlando di una cifra che oscilla a seconda degli anni dai 19 ai 21 mila promotori) potenzialmente in grado di entrare sul mercato in modo attivo in caso di ripresa dei mercati finanziari, sulla quale tuttavia esistono finora ben poche profilazioni (anche se l’Albo PF, contattato da Bluerating, ha confermato di avere in atto uno studio dei dati disponibili, dando appuntamento alla prossima relazione annuale per un più approfondito esame di quanto emerge dagli stessi).
Parlando sia con alcune delle principali reti italiane sia con organismi associativi si ha la conferma del fatto che molti di questi promotori risultano essere dipendenti di banca (solitamente funzionari o dirigenti che possono avere un contatto diretto con la clientela) in possesso dei requisiti di onorabilità e professionalità previsti per richiedere l’iscrizione all’Albo PF senza la necessità di sostenere l’esame di stato. Giusto la scorsa estate un’indagine di Assonova sulla base dei dati forniti dall’Albo PF ha dato evidenza al fenomeno dei dipendenti di banca: “Soprattutto i ruoli di punta, che magari sono iscritti all’Albo dietro spinta dell’azienda figurano tra gli attivi” conferma il presidente di Assonova, Arrigo Nano. “Per la maggior parte di questi, come risulta dallo studio, l’incarico è formalizzato essendo indicato il nome della banca”, mentre altri dipendenti bancari, mantengono l’iscrizione senza indicare alla sezione territoriale l’intermediario con cui lavorano, non avendo di fatto ricevuto l’incarico di esercitare l’offerta fuori sede. “Tanto per citare un fenomeno collaterale, – conclude Nano – molti bancari, pur avendo superato la prova valutativa di accesso all’Albo, non si iscrivono riservandosi di farlo in caso se ne presenti, in futuro, l’esigenza”. Un’altra possibilità, confermano fonti dell’Albo PF, è che si tratti di soggetti che hanno deciso di iscriversi all’Albo a seguito di un percorso formativo adeguato e che poi mantengono l’iscrizione per motivi legati al proprio percorso di carriera riservandosi un domani di formalizzare un rapporto con un intermediario specifico. In entrambi i casi stiamo si tratterebbe dunque non di “PF dormienti”, più o meno vicini alla quiescenza e magari impegnati a ricollocare il proprio portafoglio di relazioni presso altri professionisti o struttura, né di giovani in attesa di essere ancora chiamati da qualche mandante, quanto piuttosto di figure professionali che accanto ad un’attività prevalente sempre legata al settore finanziario affiancano (o prevedono di affiancare nel prossimo futuro) anche l’offerta fuori sede di prodotti finanziari o previdenziali.
Un esercito di 20 mila professionisti alquanto variegato, dunque, all’interno del quale sarebbe anche in atto un processo di ricambio generazionale, del tutto parallelo a quello che riguarda la componente “operativa” degli iscritti all’Albo PF (di cui un 10% risulta avere oltre 60 anni e pertanto è prevedibile possa andare in quiescenza entro i prossimi 5-10 anni). Un ricambio che a livello di alcune singole reti rappresenta già oggi un fenomeno rilevante, cui si fa fronte con campagne acquisto rivolte a differenti profili professionali, dal giovane con poca o nessuna esperienza sino al portafoglista che in anni di carriera ha accumulato un patrimonio importante di relazioni. Semmai sorge spontanea una domanda: Dopo anni di inattività, in assenza di percorsi di aggiornamento documentati e verificabili, che fiducia può offrire un iscritto all’Albo
PF che risulti “inattivo”? “Occorrerebbe – suggerisce ancora il presidente di Assonova – con una revisione del regolamento Consob, e magari rinunciando alle contribuzioni, prevedere la cancellazione dall’Albo PF dopo un certo periodo di inattività non compensata da crediti formativi certificati”. Anche perché tra i 20 mila iscritti “dormienti” risultano presenti e certamente “inattivi” figure professionali quali mediatori creditizi, agenti immobiliari, agenti in attività finanziarie, assicuratori, imprenditori, commercialisti, politici, formatori e perfino docenti universitari. “Posso dichiarare di aver conosciuto molti iscritti all’Albo promotori, appartenenti a queste categorie”, conclude Nano. Ma per capire la reale consistenza di tali casistiche e le caratteristiche professionali e demografiche di tutti coloro che pur non essendo formalmente “attivi” di fatto esercitano l’attività nelle forme sopra ricordate occorrerà attendere ancora qualche settimana, fino alla prossima relazione annuale dell’organismo di gestione dell’Albo PF.

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