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Il Gas Naturale

Il Gas Naturale riveste un ruolo importante nell’economia mondiale: è infatti la terza fonte per produrre energia (al 21% del totale per il 2010). I consumi energetici mondiali sono attesi ad una crescita media annua dell’1,4% dal 2007 al 2035, laddove la parte maggiore verrebbe ovviamente dai Paesi Emergenti, con la Cina che già nel 2009 si è attestata come principale consumatore mondiale di energia. Una crescita della domanda mondiale energetica nel lungo periodo dell’1,4% dovrebbe garantire, secondo l’EIA, una crescita di pari importo per la domanda di Gas Naturale.

La crisi finanziaria della seconda metà del 2008 ha depresso i consumi di Gas Naturale, soprattutto per la contrazione a livello mondiale della produzione industriale. Infatti, la quota di Gas Naturale che viene consumata dal settore industriale sul totale è consistente (negli Usa dopo la produzione di energia elettrica è il secondo settore per utilizzo, al 27% del totale). Il consumo mondiale di Gas Naturale è atteso comunque in crescita nel lungo periodo, non tanto per la parte di domanda imputabile ai paesi sviluppati (dove però si attende una forte domanda di Gas Naturale per produrre energia elettrica), ma per quella dei paesi emergenti, con gli asiatici in testa (Cina, India ed in genere paesi del Sud-Est asiatico). Nel 2009, Stati Uniti, Russia, Iran e Canada sono stati i maggiori consumatori di Gas Naturale; questo fatto non è casuale e dipende dalla forte capacità di produzione interna di questi grandi paesi oltre che dall’incidenza che i costi di trasporto hanno nel prezzo finale e quindi nella commerciabilità della commodity.

Il Gas Naturale è una materia prima molto meno commerciabile del petrolio e questo ha portato alla creazione di tre grandi blocchi che interagiscono in modo marginale fra loro. Il primo blocco è il Nord America che, grazie anche agli accordi del NAFTA, ha permesso una buona integrazione commerciale della zona tanto che, sulla quota importata dagli Stati Uniti nel 2009, il Canada pesa per quasi il 90% del Gas Naturale. L’altro blocco è l’Europa che si trova invece a dover dipendere, per le proprie forniture, dalla Russia, dalla Norvegia e da altri paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. L’Asia ricorre alle forniture di Medio Oriente e paesi periferici del Sud-Est asiatico e dell’Australia. Questi diversi schemi geopolitici hanno portato ad un differente meccanismo di fissazione dei prezzi; nel Nord America esiste un mercato efficiente e sufficientemente liquido per il Gas Naturale (il prezzo di riferimento è quello del futures Henry Hub, negoziato nel mercato NYMEX); in Europa ed in Asia, invece, il prezzo del Gas Naturale viene fissato sulla base di contratti, spesso a lungo termine, che sono legati al prezzo del petrolio. Ciò che nel mercato nordamericano ha permesso di svincolarsi dal prezzo del petrolio è stato l’irruzione negli ultimi anni di una nuova tecnologia che ha permesso l’estrazione e l’utilizzo di un tipo di gas non convenzionale, ovvero lo shale gas. Questa nuova tecnologia, che prevede, per l’estrazione, l’uso dell’acqua, ha permesso un rapido aumento dell’offerta dello shale gas (sostituto del Gas Naturale convenzionale) ed ha quindi portato ad una forte pressione ribassista sul prezzo dello Henry Hub americano.

Per il 2010 Russia, Medio Oriente e Nord Africa hanno prodotto il 30% del Gas Naturale mondiale ed è inoltre importante notare come tre soli paesi, ovvero Russia, Iran e Qatar detengano il 55% delle riserve mondiali di Gas Naturale ad oggi scoperte. Questi dati contribuiscono a fare della Russia e del Medio Oriente (ed in misura minore anche il Nord Africa), il più grande blocco produttore e soprattutto fornitore di Gas Naturale per Europa ed Asia.

La Russia, di gran lunga il maggior esportatore, con 176,48 Miliardi di metri cubi, ha come principale cliente l’Europa, con la Germania che nel 2009 ha importato il 17,20% del totale del Gas Naturale russo esportato, seguita dall’Ucraina (13,19%) e dall’Italia (11,36%). Occorre poi considerare che la Russia ha investito molto nell’utilizzo dei gasdotti verso l’Europa come mezzo di trasporto, infatti il 96,4% del Gas Naturale esportato passa per i gasdotti. Le tensioni con i paesi europei extra-comunitari, come l’Ucraina, ha poi portato la Russia a voler costruire un ulteriore gasdotto, South Stream, con la joint venture fra Gazprom ed Eni. La forte dipendenza dell’Unione Europea ha portato l’UE a finanziare il progetto dell’ulteriore gasdotto Nabucco, per potersi collegare ai paesi dell’Asia Centrale (Azerbaigian, Kazakistan, Turkmenistan, Iran, Iraq), diversificare le fonti e, quindi, garantirsi maggior sicurezza nell’approvvigionamento della materia prima. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento per l’Europa è un tema sempre attuale anche alla luce della forte instabilità politica di Nord Africa e Medio Oriente. Occorre investire in infrastrutture che permettano tale diversificazione, in particolare per la realizzazione di porti attrezzati per il LNG (LIQUEFIED NATURAL GAS), ovvero il Gas Naturale Liquefatto, che permettano quindi di importare Gas Naturale allo stato liquido via mare anche da fornitori geograficamente lontani.

Lindice americano Henry Hub, dai massimi di giugno 2008 ha perso circa il 70% ai valori attuali. Il prezzo del Gas Naturale ha seguito la discesa del prezzo del petrolio lungo tutto il 2009 a causa del rallentamento della domanda mondiale per la crisi finanziaria di metà 2008. Ha poi continuato il trend discendente, diversamente da tutte le altre commodities; questo calo progressivo è dovuto alla comparsa, nel mercato nordamericano, dello shale gas. Ci si domanda se quanto successo negli Usa con l’abbondante offerta di shale gas e conseguente abbattimento del prezzo possa succedere anche in altri paesi. Su questo punto restiamo abbastanza cauti, infatti se è vero che è partita la corsa all’individuazione e allo sfruttamento di questo tipo di gas non convenzionale (presente ad esempio in abbondanti quantità in Cina, India Australia, Polonia, etc…) bisogna però considerare che non tutti i paesi potranno estrarlo con altrettanta convenienza per l’abbondante utilizzo di acqua previsto.

I driver che potrebbero sostenere la domanda nel lungo termine sono rappresentati dalla crescita mondiale e dalla volontà politica di passare ad energia alternative al petrolio ed al carbone riducendo le emissioni di co2 e l’investimento dei capitali necessari all’allestimento degli impianti.

 

Ufficio studi Free&Partners

 

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