Promotori – Cara pensione, quanto mi costi?

di Luca Praderio

 
Quanto pesano la previdenza complementare (Enasarco) e quella obbligatoria (Inps) nelle tasche di un promotore e della sua mandante? Per rispondere a questi quesiti proviamo a esaminare due ipotesi distinte, quella di un giovane professionista di 25 anni che guadagni 50 mila euro di provvigioni annue e veda le stesse crescere ogni 10 anni del 20% e quella di un professionista maturo, con precedenti esperienze alle spalle, che inizi la sua attività come PF a 45 anni con flussi provvigionali stabili di 100 mila euro annui. Entrambi andranno in pensione al 65esimo anno di età a condizione che abbiano versato contributi per almeno 20 anni. Quanto dovranno versare, però, dipenderà dal contratto di agenzia che avranno firmato e dalla forma con cui eserciteranno la loro professione (ditta individuale o società di persona, oppure società di capitali). Nel caso di professione esercitata come ditta individuale o società di persona si applica il 13,5% di contributo Enasarco sulle provvigioni trimestrali percepite (di cui il 50% verrà fatturato al PF, il 50% pagato dalla sua mandante), nel rispetto dei minimali e massimali contributivi (ossia l’imponibile minimo e massimo per trimestre) rivalutati ogni biennio. Se il mandato dovesse qualificare il promotore come un agente monomandatario, allora verrebbero applicati minimali e massimali circa doppi rispetto ad un contratto d’agenzie che preveda un agente plurimandatario (fermo restando il mono mandato per la vendita dei servizi finanziari ovviamente): rispettivamente 789 e 26.667 euro nel primo caso, ovvero 396 e 15810 euro nel secondo. Nel caso di società di capitali, si applica invece un’aliquota differenziata per scaglioni di importi provvigionali annui, come da tabella descritta qui sotto. Poniamo dunque che entrambi operino come ditta individuale e con un contratto d’agenzia che li qualifichi come plurimandatari e procediamo nei due esempi di sotto a calcolare il costo delle differenti ipotesi.

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