Promotori – Attenzione, in arrivo 10 anni difficili per gli investimenti

“Per i possessori di risparmi investiti a breve e/o a basso rischio si preannunciano anni difficili. I bassi rendimenti delle obbligazioni non saranno sufficienti a coprire la perdita di prezzo che i bond in circolazione sconteranno quando i tassi saliranno e se i governi non riusciranno a contenere la crescita dell’inflazione. Probabilmente, con quello che si può fare oggi con 1000 euro sarà molto difficile realizzarlo nei prossimi anni, anzi, via via, ne serviranno sempre di più e quindi saremo costretti ad un ridimensionamento del nostro tenore di vita. La perdita del potere di acquisto sul capitale risparmiato potrebbe essere del 15%”. La considerazione è di Edoardo Cignoli, business consulting di LP Suisse Capital, finanziere che opera a Lugano, non lascia spazio alla fantasia. La rigorosa analisi sui tassi e le obbligazioni, con specifico riferimento all’Italia, svolta insieme a Giorgio Rota, advisor client di una primaria banca internazionale, ripercorre l’andamento dei tassi, in riferimento alla moneta corrente.

Prima di tutto, vediamo cosa sono variati i tassi negli ultimi dieci anni,  dal 2001 al 2011; il Tus – tasso ufficiale di socnto, poi rinominato Tur – è variato andando a ritroso, del 4,5% dal maggio 2001 al 2% del giugno 2003 (discesa di 2,5 basic point) per poi risalire  sino al 4,25% nel luglio 2008 (rialzo di 2,25 basic point) e ridiscendere sino all’1% nel maggio 2009 (discesa di 3,25 basic point). I tagli e l’aumento del tasso di riferimento vengono decisi dalla Banca centrale europea per sostenere la crescita economica e renderla  più duratura (rialzi del tasso) e sostenere l’economia nella fase di rallentamento del ciclo (tagli del tasso). Dal 2010 ad oggi abbiamo avuto due cicli economici e due “grandi crisi” 2001/2002 e 2008/2009 ed ora siamo nella fase della ripresa del ciclo che causerà anche un rialzo dei tassi che raggiungeranno il prossimo massimo negli anni a venire.

In sostanza: i “tassi euro” negli ultimi 10 anni sono saliti “poco” e non hanno consentito nemmeno quell’“accumulo di capitali” a fronte dell’avvento della moneta unica che ha avuto, almeno in Italia l’effetto di fungere da “moltiplicatore” dei costi dei beni e dei servizi, riducendo pesantemente il tasso di risparmio. Ci aspettavamo aumenti a partire dal prossimo autunno, mentre la Bce ha annunciato a sorpresa che il tasso dell’1% potrebbe iniziare a salire nel prossimo aprile all’1,25% e poi ancora la 1,50% entro luglio prossimo.

Così sono iniziati anche i movimenti sui corsi di tutte le obbligazioni e titoli di stato in circolazione che vedranno le loro quotazioni via via scendere di prezzo ogni qual volta la Bce alzerà il tasso di riferimento.

Si è aperta anche la corsa all’accaparramento delle emissioni di Bond circolanti a tasso variabile ed a tasso fisso con scadenze a breve 2012/13/14. “Poiché gran parte del risparmio degli italiani è impegnato sul reddito fisso – afferma Cignoli -, si preannunciano almeno due anni di rialzi dei tassi e conseguente riduzione del valore del capitale investito e ciò sarà fonte di nuova insoddisfazione e perdita di fiducia nei confronti del “sistema mercato finanziario”.

“Le previsioni che si raccolgono dai primari operatori internazionali prevedono un tasso del 3% entro la fine del 2012 – quindi un 2% in più rispetto all’1% attuale – ma io penso che – da come si sta evolvendo l’inflazione – potremmo arrivare a livelli ben più alti. Dal 2009, le Banche Centrali ed i Governi proseguono nella politica volta a remunerare i titoli a breve di almeno un punto percentuale sotto il tasso d’inflazione; che, se si aggiunge la tassazione fiscale si arriverà nei prossimi 10 anni ad una perdita del potere di acquisto calcolabile in circa un 15% sul capitale risparmiato”.

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