Promotori – Ma che colpa ne abbiamo noi?

Di Elio Conti Nibali

Nell’articolo “Anasf, tra le liste manca la voglia di osare”, pubblicato su Bluerating del 24 marzo 2011, Fabrizio Tedeschi, che ha seguito negli anni con molta attenzione e competenza l’evolversi della normativa che disciplina la nostra categoria e lo sviluppo della nostra Associazione, sottolinea che sarebbe stato più incisivo da parte delle liste candidate al prossimo Congresso Anasf chiedere la libertà per i promotori finanziari di svolgere l’attività professionale in forma societaria, ritenendo tale prospettiva un’innovazione che porterebbe sicuro giovamento a tutte le parti in causa. A tal proposito mi preme sottolineare la mia convinta condivisione al tema sollevato dal dott. Tedeschi, argomento peraltro ben noto all’Associazione che mi onoro di presiedere, come si può evincere dalle numerose occasioni in cui, in questi anni,ci siamo espressi fermamente proprio in questa direzione, presso le Istituzioni, presso il legislatore e anche sui media. In particolare, per citare qualche esempio, Anasf è intervenuta nel corso della procedura di consultazione del Tesoro sulla bozza di schema del testo normativo riguardante il recepimento della Direttiva Mifid.

L’Associazione, nel parere inviato in quella occasione, aveva dichiarato chiaramente al ministero che limitare l’operatività dei promotori finanziari non consentendo loro di poter operare anche in forma di persona giuridica, significava pregiudicare in modo ingiustificato la capacità organizzativa ed imprenditoriale dei promotori finanziari in Italia. Questo anche perché l’esercizio di attività “professionali” in forma societaria appare un fenomeno ormai diffuso nel nostro ordinamento. Si pensi infatti, nei settori contigui della intermediazione assicurativa e di servizi finanziari, alle figure, da un lato dell’agente assicurativo e al broker, dall’altro a quelle dell’agente in attività finanziaria e del mediatore creditizio. In tutti questi casi l’esercizio dell’attività protetta è consentito in forma societaria previa iscrizione al relativo albo del legale rappresentante e di tutti i soggetti che svolgono un’attività rilevante nei confronti del pubblico. L’esperienza ha dimostrato come ciò non escluda la responsabilità personale, non pregiudichi la vigilanza e non impedisca l’applicazione alla persona dei provvedimenti cautelari e di quelli sanzionatori. La posizione dell’Associazione è risultata confortata anche da altri autorevoli pareri (vedi, Zitiello, “Mifid – La nuova disciplina dei mercati, servizi e strumenti finanziari”, edito da Itaedizioni). L’ANASF, che pur ha condiviso nel complesso le innovazioni portate dalla direttiva Mifid, ha sempre identificato nel mancato recepimento della disposizione che prevedeva la persona giuridica per i promotori finanziari, una delle principali carenze della direttiva e sicuramente un’occasione di innovazione mancata. Proprio per esprimere tali considerazioni ho ritenuto di intervenire in numerosi convegni, nonchè attraverso articoli ed interviste (tra le altre, PLUS, 28 luglio 2007). Sono fermamente convinto, come suggerisce Fabrizio Tedeschi, che prevedere per il promotore finanziario la possibilità di assumere anche la f o r m a societaria sia un’innovazione utile al mercato e sono certo che Anasf continuerà in tutte le sedi possibili ad esprimersi in tal senso, cercando anche di aprire la possibilità per i promotori finanziari di poter costituire studi associati e operare così con modalità più adeguate alle necessità dei professionisti e del mercato.

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