Promotori – Come il fisco cambia il private banking

Quando si tratta dei paradisi fiscali milionari svizzeri, le parole del ministro dell’economia Giulio Tremonti arrivano forte e chiaro. Soprattutto quando vanno a sostenere la strategia anti-evasione appena annunciata per il 2011 dell’Agenzia delle Entrate. A finire nel mirino sono oltre duemila dei cosiddetti grandi contribuenti nei confronti dei quali, si legge nella circolare, le attività di controllo “si sono attestate, nel corso del 2010, su standard qualitativi particolarmente elevati che l’Agenzia punta a consolidare e migliorare ancora nel 2011”. Basta con gli eccessi fiscali, insomma. Per Giulio Tremonti è arrivato il momento di correggere alcune storture del sistema fiscale italiano. «Meno ganasce, meno interessi passivi addebitati e un sistema più vicino alla condizione reale di tanti cittadini italiani», è la sintesi. Con delle modifiche da inserire già nel decreto legge sviluppo, all’inizio del suo iter in Parlamento. Un lavoro da fare tutti insieme. E le idee da mettere in pratica in materia di correzioni che dovranno essere attuate dal legislatore sono abbastanza chiare. Si potrà partire con «la modifica di alcuni elementi», già con i prossimi provvedimenti. «È l’avvio di un processo che ci porta verso la riforma fiscale». Tremonti, parlando la scorsa settimana in occasione del convegno per la celebrazione dei dieci anni delle agenzia fiscali, annuncia che oggi la struttura amministrativa è preparata alla riforma, «le agenzie sono pronte per gestire un sistema fiscale riformato ». Il ministro ha ricordato quindi che, al momento della loro nascita, votò contro la riforma delle agenzie perchè era convinto che il fisco dovesse essere gestito dalla struttura amministrativa classica. Ma oggi il ministro ha cambiato idea: «è stata una buona riforma» mentre è in arrivo una quinta Agenzia, ovvero l’Agenzia dei monopoli. Alla luce di quanto sta accadendo in tema di fiscalità, anche le strutture di private banking, siano esse appartenenti a banche, reti o realtà indipendenti, non potranno certo rimanere indietro in tema di fiscalità e di formazione sulla materia.

È finito il tempo della consulenza improvvisata o elusiva che non ha mancato di essere additata dai più come una delle strade finalizzate all’evasione fiscale. Questo è il tempo delle competenze, della trasparenza e dell’affidabilità. Tempi duri, insomma, per i più furbi. Una sfida per un settore che sta per essere ripensato e la cui domanda è sempre più incentrata su una richiesta di consulenza tecnica. Solo chi avrà una solida struttura alle spalle potrà dare al cliente facoltoso alla ricerca di qualcuno in grdo di gestirgli al meglio il proprio patrimonio e di proteggerlo dai rischi un servizio di eccellenza al passo con i tempi. Ci sono, ad esempio, nuove norme sul transfer pricing «che valorizzano l’impegno delle imprese a predisporre la documentazione necessaria per riscontrare la conformità dei prezzi di trasferimento praticati al valore nominale». Occhi puntati sui due terzi delle imprese che nel 2009 hanno relizzato u volume d’affari o di ricavi pari o superiore ai 100 milioni di euro. Ma mappatura dettagliata del fatturato, rischi legati all’evasione arriveranno anche per i lavoratori autonomi e le aziende minori. Per le persone fisiche si ricorrerà all’accertamento sintetico. Altri obiettivi sono la lotta alle frodi in materia di Iva e il finto trasferimento all’estero della residenza fiscale. Il processo di riforma fiscale, ormai, non è più rinviabile, perchè il sistema italiano ha superato il mezzo secolo.

Bisogna correggere una struttura che ormai si basa su «due torri di Babele, una fiscale e una assistenziale», continua il ministro con gli interventi fiscali che si sovrappongono a quelli assistenziali un anno, e gli interventi assistenziali che si sovrappongono a quelli fiscali l’anno successivo. Il paese ha bisogno, in sostanza, di un fisco più semplice e trasparente, meno vessatorio nei confronti dei contribuenti. E si può partire, spiega Tremonti, ponendo «un limite» ai fermi amministrativi, operati dalla società di riscossione. Solo nel 2010, secondo gli ultimi dati di Equitalia, le ganasce fiscali hanno superato quota mezzo milione. Quanto agli interessi sulle sanzioni, «ci sono delle forme di calcolo che ricordano da vicino l’anatocismo», dice Tremonti. L’applicazione di un sistema di calcolo (in cui vengono fatti pagare gli interessi sugli interessi) che «non ha portato rigore fiscale ma discredito», perchè non si comprende più la distinzione tra sanzioni e interessi. Siamo consapevoli della necessità di avvicinare il fisco ai contribuenti», ha affermato il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, che ha sottolineato anche lo sforzo delle amministrazioni per aumentare la tax compliance. Il direttore ricorda, quindi, i risultati ottenuti sul fronte del recupero: «siamo passati da di 3,5 miliardi nel 2001 ai 17 miliardi del 2010, di cui 11 derivanti dai controlli e 6 come risparmi per la stretta sulle compensazioni illecite». Dal 2005 al 2010 il gettito da ruoli è più che raddoppiato. Dai 3,8 miliardi di euro di incasso registrati nel 2005, si è arrivati, l’anno scorso, a un importo di 8,8 miliardi di euro: un aumento pari al +133,5%. Il calcolo arriva dalla Cgia di Mestre che condivide il richiamo di Tremonti a un uso più oculato delle ganasce fiscali. Proprio rispetto alle «vessazioni» che colpiscono i contribuenti, è Befera a confermare che arriveranno delle modifiche con il dl sviluppo. Ma, chiarisce, «molti problemi » relativi alle ganasce fiscali «arrivano dai comuni che, di fronte all’efficienza di Equitalia, non si sono adeguati» e quindi non comunicano tempestivamente nuove situazioni dei contribuenti che fanno decadere l’applicazione dei fermi. Mentre il ministro spiega che, quando c’è un eccesso di applicazione dei fermi amministrativi, si guarda al governo. Mentre l’attività viene svolta da Equitalia per conto degli enti locali: «i comuni, quindi, se la facessero loro».

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