Banche, esito stress test il 15 luglio

Le banche che non supereranno lo stress test dell’Unione europea (i risultati saranno pubblicati il prossimo 15 luglio) dovranno presentare un piano di ricapitalizzazione entro la fine di settembre, o al massimo di sei mesi. Ma c’è anche la possibilità che i singoli governi siano chiamati, in extremis, ad aiutare le banche in difficoltà. È quanto emerge da un documento preliminare dell’Ue, datato 7 luglio, citato dall’agenzia Bloomberg. Nel documento si precisa che gli istituti dovranno riuscire da soli a raccogliere i capitali freschi necessari e che potranno essere concessi fino a sei mesi di tempo. Tuttavia, come ultima risorsa, i governi dovrebbero tenersi pronti ad intervenire.

Inoltre le banche che in base allo scenario di stress risulteranno avere un core Tier 1 sopra ma vicino al 5% saranno sottoposte, dicono i ministri finanziari, a una verifica prudenziale “rafforzata” per garantire che, è scritto nel documento Ecofin, non ci sia un deterioramento inatteso della loro posizione di capitale. I piani di ricapitalizzazione dovranno essere «credibili» e fondati su misure a carico dei privati e ciò include capitale generato dalla banca (utili non distribuiti, sottoscrizione da parte di investitori privati di nuove azioni ordinarie o strumenti ibridi di qualità, cessione di asset, fusioni).

Dunque non ci saranno, se necessario solo misure di ricapitalizzazione ma anche di ristrutturazione delle banche bocciate dallo stress test. L’Ecofin tiene a precisare che lo stress test non è una previsione, ma soltanto uno strumento per la supervisione utile per capire se in una situazione economica e finanziaria negativa o estrema le banche sono capitalizzate in misura sufficiente.

Parallelamente alcune indiscrezioni sostengono che nell’ultima versione della direttiva sui requisiti di capitale previsti da Basilea III potrebbe essere recepita la richiesta delle banche di ponderare in modo a loro più favorevole il livello di rischio dei prestiti alle piccole/medie imprese. Il livello di ponderazione potrebbe essere fissato al 76%, come da richiesta degli istituti di credito. Il commissario europeo per il mercato interno e i servizi dovrebbe presentare l’ultima versione  il prossimo 20 luglio.
 
“Se dovesse passare questa revisione, ne deriverebbe un calo degli attivi ponderati in funzione del rischio e di conseguenza ci sarebbe un miglioramento dei coefficienti patrimoniali sul capitale”, hanno commentato gli analisti di Intermonte, secondo cui la notizia è positiva in quanto “riduce il rischio che le banche, in affanno nel raggiungimento dei target di capitale richiesti da Basilea III riducano i finanziamenti alle imprese”. L’Italia in particolare è un’economia di imprese micro e piccole ed un’eventuale introduzione di questa norma sulla ponderazione dei prestiti avrebbe effetti positivi sulle banche italiane, ha concluso la sim.
 

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