Mediolanum snobba un po’ il retail

Ritrovarsi in pieno centro a Torino, tra le maestose mura di Palazzo Carignano, oggi sede del Museo del Risorgimento, riempie lo spirito di un certo orgoglio italiano (un sentimento piuttosto sopito nei cittadini del Bel Paese). Ritenersi unici, per un certo verso, è un sentore paradossalmente comune: tra abitanti di una stessa nazione, tra compagni di squadra e perché no, di azienda. Ciò nonostante, esistono casi in cui l’aggettivo “unico” assume il ruolo di vero e proprio motto interno professionale, come nel fattispecie di Banca Mediolanum, una delle realtà bancarie che da sempre ha saputo manifestare la propria originalità. Lo fece coniando il termine “family banker” quando tutti si limitavano a parlare di promotore e l’ha fatto qualche giorno fa, quando ha scelto proprio il Museo del Risorgimento per ospitare una conferenza dedicata alla divisione Private Banking, una realtà meno conosciuta rispetto al volto retail, ma sulla quale il gruppo di Ennio Doris ha deciso di puntare con fermezza. Ed è proprio con lui, il presidente di Banca Mediolanum, che BLUERATING ha deciso di fare quattro chiacchere. Un dialogo torinese che ribadisce la visione di un uomo che ha cambiato il modo di fare consulenza finanziaria in Italia.
Presidente Doris, siamo abituati a vederla promotore di iniziative dedicate al retail. Che ruolo ha il private banking all’interno del vostro modello?
Quando parliamo di Mediolanum parliamo di un modello di servizio verso la clientela che opera a 360 gradi, sulla base delle esigenze della stessa. È quindi evidente la necessità vitale di sviluppare la consulenza dedicata anche ai patrimoni medio-alti. Il fatto che il nostro lato più conosciuto sia il retail non significa affatto che il nostro impegno in questo segmento sia inferiore: a titolo esemplificativo ogni anno ci prodighiamo nell’organizzare decine e decine di eventi dedicati ai nostri clienti, normalmente mediante dei veri e propri talk show con ospiti illustri del mondo economico. La scelta di location ricercate e cariche di storia, come in questo caso il Museo del Risorgimento, deriva dalla nostra volontà di fare sentire come ancora più unici i nostri appuntamenti.
Si tratta quindi di un modo per ribadire la vostra vicinanza ai clienti, specie all’interno di un contesto di mercato piuttosto spiazzante?
Senza dubbio. È proprio in momenti come questo, dove ad esempio la speculazione internazionale vede terreno fertile per spaventare i mercati sul debito pubblico italiano e per creare movimento, che i nostri professionisti si esaltano e fanno sentire ancora di più il loro appoggio alla clientela. Ovviamente la nostra azienda deve essere allo stesso modo presente nei confronti dei consulenti, fornendo loro tutti gli strumenti adatti ad operare al meglio. Non per nulla tutti i nostri private banker, così come per i family banker, ricevono quotidianamente le trasmissioni di approfondimento della nostra tv aziendale, le quali forniscono consigli indispensabile per fornire una chiave di lettura completa al risparmiatore.
Uno dei vostri cavalli di battaglia, sempre in tema di assistenza al cliente, è proprio il supporto tecnologico, in primis via internet e telefonia. Ora anche altre reti sembrano volere rinforzare questo canale, si pensi ad esempio alla recente novità introdotta da Fideuram con “Mobile Solution”. Non temete quindi di perdere quello che è stato tipicamente un vostro vantaggio competitivo?
A mio avviso non è minimamente pensabile che le altre reti siano in grado di replicarci sotto questo aspetto. Il nostro vero vantaggio non deriva tanto dalle piattaforme, sulla cui eccellenza ormai si è dibattuto da tempo, ma dalla cultura e dalla sicurezza che i nostri consulenti, attraverso queste, riescono a infondere ai risparmiatori. Sfido a trovare una assistenza così personalizzata come la nostra, sfido a trovare un banking center da 400 operatori evoluto come il nostro, dove è addirittura possibile una chiamata a tre tra family banker, cliente e operatore telefonico. E a ribadire la nostra leadership ci pensano i dati relativi alla raccolta: le anticipo che a giugno saremo i primi con 270 milioni di euro, mentre il secondo, Fineco, ne avrà circa 80. Nessuno ci copia.
Se la concorrenza non sembra spaventarvi, vi è però una scenario generale di incertezza che sembra avvolgere il sistema bancario italiano. Tra le ultime incognite vi è ad esempio l’aumento dello 0,75% dell’ Irap contenuto all’interno dell’ultima manovra…
L’Irap è una tassa iniqua perché non tassa gli utili aziendali, bensì va a colpire il lavoro, danneggiando in tal senso il sistema produttivo alla sua radice. In un momento di difficoltà diventa semplice per un governo aumentare la pressione su banche e assicurazioni, piuttosto che direttamente sul cittadino, ma ciò non giustifica comunque il senso di un contributo che io reputo ingiusto. Ciò detto ci adegueremo e andremo avanti come sempre abbiamo fatto.
Sempre in materia di banche non si può non chiederle il parere sul contestuale previsto aumento del bollo sul deposito titoli, mentre, e questo potrebbe rivelarsi vantaggioso, vi è una diminuzione dell’aliquota al 20% sui conti deposito e su quelli on-line…
Come le ho detto in precedenza, noi proseguiremo sulla nostra strada, non abbiamo bisogno di particolare variazioni della normativa per riuscire a essere vincente. Si pensi che nonostante il contesto fiscale finora svantaggioso siamo riusciti comunque a offrire al pubblico dei risparmiatori il conto corrente Freedom dove, grazie ad una polizza di supporto, la tassazione sul rendimento è stata limitata nell’ordine del 12,5%.
Concludiamo con una battuta d’obbligo, essendo tipicamente periodo di calciomercato. Diverse piccole realtà sembrano essere sul mercato, come ad esempio Banca Network. La cosa vi può interessare?
I movimenti attuali del mercato derivano da una naturale contrazione dell’offerta derivante dall’incremento salutare, ai fini del servizio offerto, della concorrenza. In genere siamo piuttosto scettici verso le acquisizioni, in quanto riteniamo difficilmente esportabile il nostro modello unico di consulenza. Si tratta di una vera e propria filosofia di eccellenza a supporto del cliente e, come tale, difficile da insegnare.

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