Banche, (fanta)finanza e dintorni

A una prima impressione sembra un romanzo di fantafinanza più che una serie di articoli di giornale. Eppure qualcosa sotto la cenere borbotta e magari la vicenda passerà alla storia. Secondo un autorevole giornale anglo sassone le procure di mezzo mondo (Trani non risulta però nell’elenco) hanno aperto un’indagine, su segnalazione di una banca d’affari, su un’incredibile manipolazione dei tassi interbancari. La cosa, se fosse provata, sarebbe di un’enormità inaudita e avrebbe avuto effetti su tutte le economie del mondo.

La manipolazione avrebbe avuto luogo per influenzare l’esito di prodotti strutturati basati sui tassi interbancari. I derivati su tassi futuri, ovvero le scommesse o le coperture su rialzi e ribassi dei tassi o gli swap tra tassi fissi e tassi variabili, sarebbero stati pesantemente guidati da una mano non tanto invisibile che avrebbe favorito una parte contraente a danno dell’altra. Questa manipolazione avrebbe spostato dalle tasche (è da presumere) di imprese e investitori a quelle delle banche d’affari cifre imponenti in grado mettere in crisi qualunque economia del pianeta. Se poi si aggiunge che quasi sempre l’agente calcolatore degli interessi, quindi colui che fa il rendiconto dell’operazione, è la stessa banca contraente, il quadro si completa con una grave conflitto d’interessi, al quale si può aggiungere spesso una mancanza di trasparenza sulle modalità di calcolo.

Sempre se quanto scritto risultasse provato, emergerebbe che non sono gli speculatori ad avere generato rialzi e ribassi repentini e tanta volatilità, ma molto più propriamente i manipolatori, cioè coloro che non prevedono il futuro, ma lo costruiscono con la falsità delle loro operazioni. Una manipolazione dei tassi interbancari è stata resa possibile dalla scarsità di volumi degli ultimi anni, ma altri tipi di manipolazione sono agevolati dalla opacità di alcuni mercati e situazioni. Il fatto che il più grande speculatore del globo (Soros) voglia “fintamente” rinunciare alla propria clientela quasi per protesta contro le annunciate, solo annunciate per ora, misure di riforma degli hedge fund, può essere un indice di quanto questi tipi di strumenti finanziari temano un mercato trasparente. Altro indizio assai preoccupante sulla possibilità di manipolazione di indici e prezzi è l’espansione continua dei dark pool, mercati non regolamentati, nei quali però vengono scambiati quantitativi assai rilevanti di strumenti finanziari, a costi contenuti, ma senza le garanzie di un mercato regolamentato.

Questi dark pool sono posseduti da banche d’affari che facilmente possono costruirsi in casa prezzi e quantitativi, guadagnando sia come emittenti e negoziatori sia come gestori del mercato. Il tutto è stato reso possibile dalla libertà di costituire mercati senza sottostare al vincolo della concentrazione in borsa degli s c a m b i . Ottimo il p r i n c i p i o della libertà d’impresa, pessima l’attuazione che ha di molto peggiorato la qualità degli scambi e lasciato più spazio a banche e manipolatori. Si ha voglia a cercare i ribassisti sui mercati ufficiali, quando le banche possono farsi le operazioni in casa propria senza troppi controlli. Quello della libertà dei mercati è il modello anglosassone e si è ritenuto quasi per diritto divino che tutto ciò che è in vigore in quei mercati sia il bene. In realtà non è così e sarebbe d’uopo riflettere su questo fatto proprio nel pieno di questa crisi, che rischia di ridurre ancora di più gli spazi di un mercato nostrano.

La MiFID, ottima nei principi, meno nella sua attuazione, rischia di diventare un’autostrada per gli intermediari ubicati a Londra e dintorni per la conquista del continente. Forse una riflessione su quello che conviene al nostro mercato senza pregiudizi ideologici e un’applicazione meno anglosassone della MiFID sarebbero opportune.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!