Ora la scure di S&P si abbatte sulle banche, declassate 7 italiane

L’effetto “a catena” è arrivato a poco meno di 48 ore dalla decisione di declassare da A+ ad A il rating sovrano sull’Italia. Standard and Poor’s  ha tagliato l’outlook da stabile a negativo su 15 banche italiane, fra cui Unicredit, mentre per 7 di queste, fra cui Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Bnl, è stato allineato verso il basso anche il rating di lungo termine (da A+ ad A).

Già nella conference call seguita alla decisione sul debito sovrano gli analisti dell’agenzia avevano parlato di un possibile “meccanismo di trasmissione” per gli istituti di credito italiani a causa della perdita di valore dei titoli di stato detenuti nei portafogli delle banche. In questo caso si tratta di una decisione quasi “automatica”, dovuta al fatto che gli istituti detengono almeno il 40% delle attività sul mercato domestico e sono così più sensibili all’andamento del paese.

E proprio sulla mancata crescita (oltre che sulle incertezze politiche, fatto che aveva scatenato forti critiche) aveva insistito il comunicato sul taglio del debito sovrano. In particolare, il cambio dell’outlook da stabile a negativo colpisce, oltre alle 7 banche a cui è stato ridotto il rating (Intesa Sanpaolo e tre sue controllate, a Mediobanca, Findomestic e Bnl) anche altri otto istituti: Unicredit (e tre sue controllate Unicredit Bank ag, Unicredit Bank Austria e Unicredit Leasing) Banca Fideuram, Agos-Ducato, Istituto per il Credito Sportivo. Tutte banche che avevano già un rating di lungo termine A e di breve A-1. Outlook negativo anche per Cariparma, alla quale è stato invece confermato il rating A+.

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