Advisory indipendente, l’Ue plaude

A metà ottobre sarà pronto il documento di revisione della Mifid preparato dalla Commissione europea. In arrivo per gli intermediari che svolgono consulenza indipendente e imparziale, il divieto di percepire provvigioni dalle società prodotto. Mentre in Italia si spera nel Decreto Sviluppo per far partire l’Albo dei consulenti finanziari a quattro anni dalle legge che lo ha previsto. Per i consulenti indipendenti è dunque vicina la tanto attesa svolta? Alla luce delle conclusioni della conferenza “Il ruolo della consulenza finanziaria indipendente in Italia oggi e domani” dello scorso 30 settembre a Verona nell’ambito del decennale di Consultique, network di riferimento dei fee only planner, è possibile alimentare la speranza di una soluzione positiva.

Le buone notizie arrivano dalla Commissione europea che, nella nuova versione della Mifid, assegna alla consulenza indipendente un ruolo fondamentale nel servizio di assistenza agli investimenti ai risparmiatori. E le decisioni in campo europeo potrebbero dare impulso al processo di realizzazione dell’Albo da quattro anni fermo al palo. Il prossimo Decreto Sviluppo potrebbe contenere norme volte a rimuovere parte degli ultimi ostacoli alla partenza dell’Albo (vedi intervista alla senatrice Cinzia Bonfrisco del Pdl in questa pagina).

La Mifid Review apre la strada alla consulenza indipendente nella Ue.

Il tema della consulenza finanziaria indipendente è sotto i riflettori anche del legislatore comunitario in sede di revisione della Mifid, la cosiddetta Mifid Review. “Lo scorso 8 dicembre la Commissione europea ha pubblicato un documento di consultazione concernente la revisione della Mifid”, ha spiegato Roberta D’Apice, direttore del settore legale di Assogestioni, nel corso della conferenza. “La Commissione Europea propone l’introduzione nella Mifid dell’obbligo dell’intermediario di rendere noto al cliente se la consulenza è resa su base indipendente e imparziale.” Allo stesso tempo, vengono formulate ulteriori proposte volte a migliorare la qualità del servizio di consulenza.

“Secondo la Commissione Europea il servizio di consulenza finanziaria assume la qualificazione di indipendente quando l’intermediario valuta un numero sufficientemente ampio di strumenti finanziari disponibili sul mercato e, specificamente, strumenti finanziari di diversa tipologia e di differenti product providers; non accetta alcuna prestazione monetaria o non monetaria da parte dei product providers. Nell’impostazione della Commissione Europea, entrambi gli elementi indicati devono ricorrere perché la consulenza possa essere qualificata come indipendente”, ha spiegato la D’Apice. La proposta della Commissione europea è, però, meno radicale di quella posta in essere dalla Fsa, la Consob britannica, nella cosiddetta Reteail Distribution Review che eleva la consulenza indipendente come uno sistema di riferimento nella relazione tra distributori, produttori e risparmiatori.

“Diversamente dall’impostazione dell’Fsa” ha evidenziato la D’Apice “la proposta della Commissione Europea consente agli intermediari che prestano un servizio di consulenza non qualificabile come indipendente di continuare a individuare liberamente il novero di strumenti finanziari con riferimento ai quali prestare tale servizio, nonché a ricevere prestazioni monetarie e non monetarie da chi realizza i prodotti”.”Gran parte delle scelte poste in consultazione dalla Commissione Europea lo scorso dicembre saranno contenute in un documento della Commissione Europea, di imminente pubblicazione (pare a metà ottobre, ndr), contenente le proposta di revisione della Mifid”, ha concluso il direttore del settore legale di Assogestioni.

Dunque l’Europa apre alla consulenza indipendente ispirandosi a quanto fatto dal legislatore italiano in sede di applicazione della prima versione della Mifid che ha inserito tra i requisiti per lo svolgimento dell’attività proprio l’indipendenza del consulente sia esso persona fisica o giuridica.

Albo, sette ragioni per non perdere altro tempo.

Il presidente di Consultique e di Nafop Cesare Armellini non nasconde la sua soddisfazione per gli sviluppi in sede europea ma in sede di convegno ha ammonito a non abbassare la guardia sul tema dell’Albo di categoria che a quattro anni dalla sua previsione per legge è ancora fermo ai box. “Sono felice che in Europa si affermi il modello della consulenza indipendente ma devo essere chiaro: non vogliamo aspettare oltre.

L’Albo di categoria in Italia va fatto quest’anno e senza ulteriori perdite di tempo”, ha affermato Armellini inviando un messaggio alla classe politica.”Sono sette le ragioni perché deve partire l’Albo dei promotori finanziari. In primo per rendere il principio costituzionale della difesa del risparmio; per la difesa dello sviluppo, competitività e concorrenza nel mercato della consulenza voluto dalle linee d’indirizzo della Consob nel 2011; perché si è bloccato l’accesso a una libera professione che è stata definita dalla legge; perché potrebbe essere uno sbocco lavorativo per gli esuberi delle banche che potrebbero arrivare nei prossimi anni a 80mila ma anche per l’intera collettività; per dare supporto, assistenza e consulenza agli enti locali così come prefigurato dalla Commissione Finanza del Senato; per quanto sta accadendo in altri Paesi, come in Gran Bretagna, con l’introduzione di nuova legislazione favorevole alla consulenza. La settima e ultima ragione è che l’Albo non è un costo”.

La politica in soccorso dei consulenti.

L’invito a realizzare al più presto l’Albo è stato raccolto dai politici presenti in sala. “L’albo deve partire entro la fine dell’anno” ha dichiarato la senatrice del Pdl nonché segretaria di presidenza e membro delle Commissioni bilancio e finanze del Senato, Cinzia Bonfrisco che ha accennato al prossimo decreto sviluppo come strumento per accelerare l’avvio dell’operatività dell’Albo. Anche se il vero nodo è l’inerzia del Ministero dell’Economia cui compete la realizzazione del regolamento per le Spa e Srl di consulenza e la decisione relativa alla composizione dell’Organismo per la gestione dell’Albo e al suo avvio. “Purtroppo la visione bancocentrica del Ministero dell’economia non è semplice da scalfire”, ha aggiunto la Bonfrisco nel corso del suo intervento, sottolineando così quale sia il vero scoglio che separa i consulenti dalla piena operatività della professione nel nostro Paese. Anche Antonio Borghesi, vicepresidente dell’Italia dei Valori alla Camera e componente della Commissione Bilancio ha sottolineato che l’Albo occorre subito “perché i consulenti indipendenti servono a un sistema come il nostro gravato da troppi conflitti d’interesse”.

In arrivo studi professionali misti tra avvocati commercialisti e consulenti?

All’orizzonte, poi, si profila la possibilità di studi misti tra consulenti, avvocati e commercialisti, a condizione che vada avanti il progetto di liberalizzazione delle professioni. Mario Noera, docente di economia degli intermediari e dei mercati finanziari dell’università commerciale L. Bocconi ed ex presidente Aiaf, ha ricordato che “La legislazione profila l’assimilabilità del consulente finanziario a una professione liberale e ciò può avere conseguenze molto importanti, in particolare se verranno attuate le recenti proposte sulle liberalizzazioni delle professioni offrendo la possibilità che anche commercialisti e avvocati così come già i consulenti possano costituire società di capitali e non solo di persone. Così si aprirebbe la strada alla nascita di studi misti, consentendo cioè l’associazione di commercialisti, avvocati e consulenti”.

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