Banca Fideuram in controluce

La seconda puntata del nostro viaggio nelle reti è dedicata a Banca Fideuram. Il bilancio al 31 dicembre ci dice che la società del gruppo Intesa Sanpaolo – la quale incorpora Sanpaolo Invest e, dal giugno del 2011, Banca Sara – ha archiviato il 2010 con una raccolta netta totale di 1.901 milioni di euro, in calo del 32,2% rispetto ai 2.804 milioni di fine 2009. “Ma quel risultato” , tiene a precisare Banca Fideuram, “aveva beneficiato dei capitali acquisiti con il rimpatrio delle attività finanziarie detenute all’estero. In altre parole, il cosiddetto scudo fiscale.

L’analisi, al netto degli effetti dello scudo fiscale”, vuole puntualizzare la banca, “evidenzia che la raccolta netta del 2010 in realtà ha registrato una crescita significativa rispetto al 2009”, addirittura “del 119%”. In aumento gli asset under management, con la banca che è passata da 67.801 milioni a 71.591 milioni di euro. In tenuta, all’interno del capitolo “aum”, tutte le voci: dai fondi comuni alle gestioni patrimoniali. “A tale risultato”, si legge sul comunicato stampa diffuso all’epoca, “hanno contribuito in pari misura sia l’andamento della raccolta netta sia la performance dei patrimoni”.

I numeri racchiudono i risultati di Banca Fideuram e quelli di Sanpaolo Invest, che è entrato a far parte della banca fondata nel 1968 trentaquattro anni più tardi, ovvero nel 2002. Scomponendo i dati, e facendo riferimento anche alle tabelle di Assoreti, viene fuori che la raccolta netta solamente per la rete di Banca Fideuram nell’anno 2010 è stata di un miliardo e 300 milioni di euro circa, mentre quella di Sanpaolo Invest è stata di poco superiore ai 580 milioni.

Esclusa dal conteggio Banca Sara, ceduta a Banca Fideuram da Sara Assicurazioni nel giugno di quest’anno. Per avere un’idea del contributo che apporterà alle altre due, basti pensare che la sua rete di promotori finanziari ha registrato una raccolta netta di 250 milioni nel 2009 e di circa 350 milioni nel 2010. L’effetto si è già fatto sentire nella semestrale consolidata al 30 giugno 2011 di Banca F i d e u r a m . Con grande soddisfazione del management.

Al 31 dicembre 2010, il numero complessivo dei private banker delle reti Banca Fideuram e Sanpaolo Invest risultava pari a 4.349, in aumento rispetto ai 4.292 dell’anno prima. E i clienti? Alla fine dell’anno scorso erano 611mila. Praticamente, 140 per ogni private banker. Da tenere presente che tutti gli oltre 600mila clienti di Banca Fideuram sono stati seguiti da un private banker nel corso del 2010. Dividendo l’ammontare delle masse amministrate per il numero totale dei professionisti al 31 dicembre 2010, il risultato è 16 milioni e 461mila euro a testa. Il dato ci dà un’idea del portafoglio medio di ogni singolo professionista di Banca Fideuram e Sanpaolo Invest. Rapportando poi il miliardo e 900 milioni di raccolta netta al numero totale dei private banker, risulta che Banca Fideuram e Sanpaolo Invest hanno raccolto quasi 437mila euro per ognuno dei private banker delle loro reti.

La presenza territoriale di Banca Fideuram si articola in filiali bancarie e uffici dei private banker. Le prime, al 31 dicembre del 2010, erano novantasette in tutto. Gli uffici, invece, erano 325, di cui 127 riferibili a Sanpaolo Invest. Alla fine del 2010, la banca aveva alle proprie dipendenze 1.475 tra uomini e donne. In altri termini, a quell’epoca lavorava un dipendente ogni tre private banker. Stessa proporzione, a ben guardare, già riscontrata tra le pieghe del bilancio di Banca Mediolanum la scorsa settimana. Una rapida scorsa alle altre voci. Il risultato netto della gestione finanziaria al 31 dicembre 2010 si attestava sopra i 689,7 milioni di euro. Per essere completamente chiari, stiamo parlando di quello che le aziende industriali chiamano “ricavi”.

Mettendo in rapporto il totale per il numero dei private banker operativi nelle reti di Banca Fideuram e Sanpaolo Invest alla fine dello scorso dicembre, viene fuori che in capo a dodici mesi la società ha incassato quasi 159mila euro per ogni uomo e donna della sua struttura. L’utile netto è stato di 211,6 milioni ed è aumentato di 33,2 milioni (ovvero del 18,6%) rispetto al 2009. In altri termini, circa 48.700 euro per ogni singolo private banker. Le spese di funzionamento, di 323,7 milioni di euro, hanno registrato una flessione di 2,5 milioni (-0,8%) rispetto allo stesso periodo del 2009.

Le spese per il personale, comprensive degli oneri derivanti dal rientro delle risorse dedicate alle attività di back office bancario precedentemente allocate in Intesa Sanpaolo, sono risultate pari a 126,6 milioni, in aumento di 0,7 milioni rispetto al dato del 2009 (+0,6%). L’analisi a perimetro omogeneo mostra che il costo del personale è calato di 700mila euro rispetto allo scorso anno. Le altre spese amministrative, di 180 milioni, sono scese dell’1,8% in confronto al dato dello scorso anno. “L’analisi a perimetro omogeneo”, riferisce la banca, “evidenzia come si siano contratte di circa 1,9 milioni rispetto al saldo del 2009, essenzialmente per il contenimento dei costi per servizi resi da terzi e delle spese pubblicitarie e di marketing”.

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