Promotori, qualche volta il gioco si fa duro

L’intero esercito conta 55mila uomini. Ma l’avanguardia, quella che conta, è costituita da oltre 35mila promotori finanziari con mandato attivo. I dati li fornisce l’organismo per la tenuta dell’Albo dei promotori finanziari, l’Apf. Che ammette: il comparto non è riuscito a evitare gli effetti di un periodo di obiettiva difficoltà del mercato. I dati riferiti al periodo 2000- 2011 raccontano di un progressivo calo a partire dal 2002, dopo una fase di vistosa ascesa. Il 2010, in particolare, ha fatto registrare la percentuale più alta di decremento: -4,49% nell’intero anno 2010 rispetto al 2009.

E i dodici mesi che si chiuderanno il prossimo 31 dicembre rischiano di replicare il dato, considerando le difficoltà di questi mesi e il fatto che al 7 novembre il calo è stato del 2,24%. Domanda: i giovani si sono allontanati? Vediamo. Dal 2009 a oggi – da quando cioè, la tenuta dell’Albo è passata all’Apf – le sessioni d’esame nel complesso hanno fatto registrare quasi 13mila iscritti, con tre sessioni nel 2009, quattro nel 2010 e di nuovo tre nel 2011. Pare, insomma, che la professione continui ad attrarre i giovani.

C’è però da considerare il momento del mercato: chi cerca un’occupazione spesso le prova tutte, e magari tenta l’esame senza però avere la vocazione. Basti pensare che dei 12.946 iscritti alle sessioni degli ultimi tre anni, si sono presentati alla prova poco più di 10mila candidati (10.174). Il 21,5% in meno rispetto al totale dei prenotati. In tre anni, ha superato l’esame il 27,8% dei 10mila e rotti aspiranti pf. Un dato che rispecchia la percentuale di promossi a ogni sessione dal 2009 a oggi. Che l’esame sia diventato troppo difficile, rispetto ai tempi in cui la gestione era affidata alla Consob, quando bastavano 18 risposte giuste su 30 per passarlo? Come risulta dal sito istituzionale dell’autorità, ancora nella terza sessione del 2008 – l’ultima prima del passaggio di consegne all’Apf – la prova prevedeva 30 domande a risposta multipla e l’obbligo di scegliere una fra le quattro opzioni riportate.

Adesso, il test è personalizzato. Significa che ogni candidato deve rispondere a 60 domande estratte in modo casuale da un database contenente di 5mila quesiti e 20mila risposte. In sostanza, ogni esaminando ha un compito diverso da qualsiasi altro. L’Apf richiede un punteggio minimo di 80 su 100. Tradotto: per farcela bisognaspuntare almeno 50 risposte giuste. La percentuale di chi vince la sfida ogni anno si aggira attorno al 30%. Insomma, riesce a portare a casa il titolo un candidato su tre. L’anno che si sta per chiudere ha fatto registrare in tutto 3.586 domande di iscrizione alle prove. Il 37% dei candidati, fa sapere l’Apf, ha meno di 40 anni. I giovani sotto i 30 anni rappresentano il 38% degli iscritti. Quindi, i candidati d’età inferiore ai 40 anni sono il 75% del totale.

Superata la prova, però, i problemi non finiscono. Anzi. Il settore presenta difficoltà tante e tali che un’alta percentuale abbandona dopo pochissimi anni di attività. L’Apf riporta due dati come esempio: circa il 50% dei giovani con mandato dal 2007 lo ha interrotto entro i successivi tre anni, mentre il 40% circa dei mandati attivati nel 2008 hanno avuto termine nel biennio seguente. Per finire, una nota sulla vigilanza: quella sui pf italiani dovrebbe passare da Consob in capo ad Apf. Ma è ancora tutto allo studio. 

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