Abi, Assoreti e Anasf. Una selezione difficile

Promotore finanziario si diventa. Se si supera l’esame. Sulla severità del quale prendono posizione due delle tre associazioni a cui è stata deferita l’organizzazione e la gestione dell’Apf (Abi, Assoreti e Anasf). “L’accesso selettivo”, commenta il presidente dell’Anasf Maurizio Bufi, “risponde alle esigenze del mercato, che richiede – oggi più che mai vista la complessità che lo caratterizza – operatori in grado di affrontare le sfide della congiuntura economico-finanziaria. Soprattutto”, continua, “l’attenta selezione dei candidati rappresenta un elemento fondamentale di tutela dell’investitore”. Però, ammette Bufi, “l’approdo all’attività potrebbe richiedere una riconsiderazione dell’esame nelle sue forme attuali, anche perché è stato così strutturato tre anni fa e una sua rivisitazione potrebbe essere necessaria”. Allo stesso tempo, conclude Bufi, “è importante offrire un adeguato sostegno ai giovani che si affacciano alla professione una volta superata la prova valutativa, allo scopo di contrastare il tasso di abbandono che si registra nei primi anni di attività. È auspicabile che l’industria e le istituzioni prevedano dei percorsi di accompagnamento e un supporto per le nuove leve, anche per favorire quel ricambio generazionale di cui da tempo sottolineiamo la necessità”. Dall’Abi osservano che “i pf devono essere, proprio alla luce della delicata attività che svolgono, sempre più adeguatamente preparati. E ciò vale a maggior ragione in un momento di mercato così delicato. Modificare i criteri di selezione non gioverebbe dunque a nessuno. Anzi, proprio la serietà dell’esame dimostra come l’Albo non sia nato per ‘far cassa’, ampliando con approccio poco lungimirante la platea degli iscritti, ma per svolgere un ruolo di promozione della professione in maniera seria e responsabile”.

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