E l’Anasf insiste: largo ai giovani

Il tema dei temi, nel 2012, sarà per l’Anasf lo stesso del 2011 e degli anni precedenti: l’avviamento dei giovani alla professione di promotore finanziario. Lo ribadisce il presidente Maurizio Bufi, che con BLUERATING traccia una lista di punti su cui lavorare nell’anno appena iniziato.

Bufi, il primo nodo è l’andamento dei mercati.

C’è un naturale condizionamento dell’andamento dei mercati finanziari sull’attività del promotore. Noi operiamo nel mercato, ne siamo parte attiva, non possiamo non risentirne. Figuriamoci adesso. Il promotore finanziario è stato chiamato a orientare il cliente verso scelte consapevoli e corrette, con una gestione del rischio che nel 2011 ha avuto un carattere inedito, riguardando attività che prima erano percepite come sicure. Ovviamente è importante che il pf tenga la barra dritta, senza cedere a paura e panico in momenti come questo e all’euforia nelle fasi in cui le cose vanno bene.

Come legge gli ultimi dati di Assogestioni e Assoreti?

I dati di ottobre e novembre in termini di gestito a livello di sistema – quindi non solo per quel che riguarda i pf – erano attesi e dimostrano che l’industria del risparmio gestito non ha risolto i suoi problemi. I numeri dell’ultimo decennio dimostrano che la raccolta netta nel gestito è sempre stata positiva per quanto riguarda il canale dei promotori finanziari. Il 2002 e il 2008, ovvero gli anni dell’inizio della crisi, sono stati le uniche eccezioni. Il punto è che il risparmio gestito è usato dalle banche come una sorta di bancomat: quando serve allora si cura, altrimenti si trascura. I due nodi sono la distribuzione e l’innovazione. Quanto al primo, i pf la loro parte la fanno, ma non possono farcela da soli. Per quel che riguarda la ricerca, le società estere sono più avanti e la loro raccolta ne risente in modo positivo. Secondo alcuni c’è anche un problema di fiscalità, che io ritengo marginale.

Torniamo ai pf.

Questo canale distributivo ha tenuto e si è anche sviluppato, seppure in modo modesto. E non poteva essere altrimenti, data la situazione. C’è stata una preferenza per la liquidità intesa in senso lato. Sono andati per la maggiore gli strumenti più semplici e diretti, rappresentati dall’amministrato, rispetto agli strumenti più articolati del gestito. Su base annua, il gestito ha comunque tenuto. Chiaro, la congiuntura incide. E questo ha spinto l’amministrato. Quando i mercati si stabilizzeranno, ci sarà molto probabilmente un riposizionamento.

Quale effetto avrà la manovra?

Quasi tutte le attività finanziarie sono tassate. Per noi non è il massimo della soddisfazione, perché ciò mina l’incentivo al risparmio. Dovremo garantire ancor più efficienza e una gestione ancora più di qualità per compensare le tasse. Sarà un compito non facile, che però ci apprestiamo ad affrontare.

E i giovani?

Questo è il tema dei temi. Serve equilibrio tra un reclutamento che guarda ai senior e le risorse da destinare ai più giovani. I primi anni di attività sono i più delicati e richiedono strumenti di supporto formativo ed economico, magari sotto forma di un fisso iniziale accanto a una remunerazione variabile e di un periodo di affiancamento a un senior. Le società hanno cominciato a fare qualcosa, ma l’azione deve essere più convinta. Si può e si deve fare molto: a livello aziendale, associativo e, con l’Apf, anche istituzionale.

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