Unipol Banca, l’esercito dei 500 non fa paura

“Due debolezze non fanno una forza”. Con queste parole un analista commenta con BLUERATING gli scenari che si profilano dopo che il gruppo Unipol si è fatto avanti con una proposta per acquisire il controllo di Premafin e Fondiaria Sai. Nel momento in cui scriviamo, è ancora in corso la due diligence iniziata lunedì 16 gennaio. I due gruppi controllano ciascuno una banca che ha una propria rete di promozione finanziaria: per Unipol è Unipol Banca, mentre per Fondiaria Sai è Banca Sai. Ognuna ha una struttura dotata di circa 250 uomini. “È praticamente quanto Mediolanum ha in ogni regione italiana”, fa notare l’analista. I numeri in effetti non sono alti: si parla di poco più di dieci professionisti per ogni regione. Ma unendo le due squadre se ne otterrebbe una da 500 pf. Cifra non lontana da quella che presentava Banca Sara alla fine del 2010, prima dell’ingresso in Fideuram. “Si tenga conto”, interviene l’analista, “che la maggior parte degli uomini delle due strutture – se non tutti – è anche agente assicurativo”.

A questo proposito, fonti vicine a Banca Sai confermano a BLUERATING che è condizione “sine qua non” che i promotori finanziari della banca siano agenti o subagenti del gruppo. Come dire: la promozione finanziaria non è esattamente il core business. Che fine faranno le due reti e i promotori che operano al loro servizio? “C’è da fare una premessa”, dice l’analista consultato da BLUERATING, “le due banche hanno problemi sovrapponibili. L’impressione è che, ottenuta la licenza bancaria, si siano focalizzate sui prestiti, principalmente alle imprese. Alle quali, però, sono legate le più alte sofferenze sul credito. È da tempo in corso un lavoro di riordino. Lavoro”, continua, “che assai probab i l m e n t e continuerà anche dopo che l’operazione sarà andata in porto”.

E i promotori? “Bisognerà vedere se le due reti, insieme, riusciranno a fare massa critica. Non si può escludere che le altre società approfittino del momento per arruolare gli uomini e le donne migliori delle due strutture”. A colpo d’occhio, però, quello che offrono non sembra così appetibile. Al 31 dicembre 2010, Banca Sai risultava avere 335 pf. Secondo i dati riportati sul sito di Assoreti alla voce “associate”, la banca del gruppo Fondiaria Sai ha chiuso il 2010 con un patrimonio – tra gestito e amministrato – di 556 milioni di euro. In media, fa poco meno di 1,7 milioni per ogni testa della rete. Analogo il discorso per Unipol Banca, di cui la scheda di Assoreti riporta i numeri relativi al gestito: 352,5 milioni di euro di patrimonio, ovvero 976mila euro per promotore finanziario. La cifra, che dà un’idea molto approssimativa della consistenza dei portafogli in capo ai pf delle due strutture, è decisamente sotto lo standard che le mandanti pretendono dai promotori senior: vale a dire, dai 10 milioni di euro in su. “Non possiamo però escludere che qualcuno di loro ci arrivi”, mette le mani avanti un altro analista. “Un rilancio della rete”, conclude il primo esperto, “si potrebbe collocare dopo l’estate”.

Sempre che il primo semestre dell’anno basti a riportare la pace e la serenità sui mercati. Un lato positivo, comunque, c’è: l’operazione si intona perfettamente con la tendenza a concentrarsi che già da un po’ si riscontra nel settore. E d’altro canto, nonostante tutte le incertezze, l’amministratore delegato del gruppo Unipol Carlo Cimbri non è intenzionato a vendere Unipol Banca. “Non è mai stata oggetto di negoziazione”, ha chiarito in un’intervista al settimanale Milano Finanza, “e rimarrà un asset del nuovo gruppo”. Scartata, dunque, l’ipotesi di una cessione. Resta da stabilire chi andrà sotto a chi. Assai probabile che sarà Banca Sai a finire sotto l’ala di Unipol Banca. Primo, perché in questo caso è Bologna che conquista Torino. “E poi è una questione di numeri”, sottolinea un terzo osservatore. “La quantità di promotori è praticamente ugual e , ma non si può mica dire lo stesso delle filiali e dei dipendenti”. In effetti, consultando gli ultimi bilanci consolidati comparabili – che poi sono quelli al 31 dicembre 2010 – la differenza è evidente.

Banca Sai ha soltanto cinque filiali con la propria insegna, che si trovano a Torino, Milano, Firenze, Genova e Padova; la banca di Unipol ne ha invece oltre 300. Sempre a livello consolidato, Banca Sai conta 240 dipendenti, mentre Unipol Banca ne ha al servizio dieci volte tanti. Quanto al conto economico consolidato, il gruppo Ugf Banca – tornato nel luglio del 2011 a chiamarsi Unipol Banca – ha chiuso il 2010 con un utile netto pari a sei milioni di euro, 6,1 considerato solo il profitto di pertinenza della capogruppo. Il gruppo Banca Sai, dal canto suo, ha archiviato lo stesso anno con una perdita di poco superiore ai 16 milioni, che scende a 15,1 considerando soltanto la capogruppo. A ben guardare, la variazione tra il 2009 e il 2010 segue direzioni opposte: Banca Sai passa dall’utile (+1,3 milioni di euro al 31 dicembre 2009) alla perdita, mentre Unipol Banca torna in utile dopo un 2009 chiuso in rosso. Nel caso di Banca Sai, a pesare sono state le svalutazioni sui crediti insieme ai maggiori accantonamenti, oltre – ma in misura minore – all’aumento delle spese amministrative. Unipol Banca, invece, ha beneficiato delle maggiori commissioni attive e delle minori rettifiche e riprese di valore nette sui crediti e le attività finanziarie disponibili per la vendita.

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