Banca Intermobiliare, quando il private banking è puro

Ventinove filiali e otto uffici dei promotori finanziari da Torino a Bassano del Grappa, da Pordenone e Catania: il gruppo Banca Intermobiliare di investimenti e gestione, fino a un recente passato controllato dai Segre, storica famiglia di agenti di Borsa di Torino vicini a Carlo De Benedetti (che con Cofide fu a lungo tra gli azionisti del gruppo), con partecipazioni in società altrettanto famose nel mondo del risparmio gestito italiano come Symphonia sgr, Banca Ipibi Financial Advisory (l’ex Intra Private Bank) e Bim Vita (joint venture paritetica col gruppo Fondiaria-Sai), dal 2011 fa parte del gruppo Veneto Banca, a seguito della fusione per incorporazione di Cofito (holding di controllo della stessa Banca Intermobiliare in cui erano presenti accanto ai Segre anche le famiglie Giovannone e Scanferlin) in Veneto Banca stessa, dopo che il gruppo veneto era già entrato nell’azionariato di quello torinese nel 2008.

A seguito del cambiamento dell’azionista di controllo Veneto Banca ha poi lanciato un’opa obbligatoria a 4,25 euro per azione, che ha portato l’istituto a detenere il 71,39% del capitale di Banca Intermobiliare. Non essendo stata raggiunta la soglia del 90% non si sono verificate le condizioni per un eventuale delisting e il titolo è rimasto quotato a Piazza Affari, dove attualmente vale attorno ai 2,8 euro per azione dopo aver toccato un minimo a inizio anno di poco superiore ai 2,65 euro a titolo.

Al 30 settembre scorso (ultimo dato ufficiale disponibile dalla relazione sull’andamento dei primi nove mesi dell’esercizio 2011, non comunicando la società i propri dati ad Assoreti né avendo fornito più precise indicazioni alla redazione di BLUERATING) all’istituto guidato da Pietro D’Aguì facevano capo 194 private banker (contro i 182 che facevano capo alla controllata, al 67%, Banca Ipibi), in crescita di 5 unità rispetto al saldo a fine 2010. Alla stessa data la raccolta totale di Banca Intermobiliare aveva raggiunto i 14,061 miliardi di euro (140 milioni in più di fine 2010, l’ottavo maggiore importo tra gli operatori di private banking italiani aderenti ad Aipb), di cui 2.556 milioni riferiti alla raccolta diretta e 11.776 milioni alla raccolta indiretta. Quest’ultima, nel dettaglio, era formata da 5.553 milioni di risparmio amministrato, in calo di 469 milioni rispetto a fine 2010, e da 5.688 milioni di gestito (-113 milioni), oltre a 535 milioni di patrimonio Bim Fiduciaria gestito fuori banca.

Per ogni private banker del gruppo presieduto dall’ex rettore dell’Università Bocconi, Roberto Ruozi, la raccolta totale media per private banker sfiorava dunque a tale data quota ai 72,5 milioni di euro. Numeri decisamente importanti, tipici di una realtà dedicata in modo esclusivo alla gestione di patrimoni di grande dimensione (secondo dati Aipb Banca Intermobiliare è del resto il primo operatore esclusivamente di private banking presente sul mercato italiano), che si riflettevano in dati di bilancio estremamente solidi, con un patrimonio netto consolidato al 30 settembre scorso di 409 milioni di euro (stabile rispetto alla fine dell’anno precedente) a fronte di un attivo totale di 3.860 milioni (in crescita di 569 milioni da fine 2010) e con un tier 1 capital ratio pari all’11,06% (in lieve calo rispetto all’11,47% di fine 2010) e un Total capital ratio del 16,41% (era pari al 17% a fine dicembre 2010).

La crisi, pur facendosi sentire, non sembra dunque aver incrinato la solidità del business di Banca Intermobiliare, tanto che ancora lo scorso novembre, in piena crisi del debito sovrano europeo, in un’intervista lo stesso Ruozi si dichiarò confidente del fatto che “il risparmio riprenderà quota, che gli investimenti finanziari torneranno a suscitare l’interesse della gente, che i mercati mondiali ritroveranno gli equilibri che oggi sembrano aver perso”. Certo, ammetteva Ruozi, “aumenterà la concorrenza, si ridurranno i margini, gli intermediari non competitivi usciranno dal mercato, l’approccio coi clienti muterà” orientandosi sempre più verso una sorta di “partnership” col proprio intermediario di riferimento. “Ma non appena sarà passata la buriana di questi mesi, Bim tornerà a correre come ha fatto finora”. La buriana in verità sta mettendo un po’ più del previsto a passare, ma non sono pochi quelli che scommettono che tra poco più di un mese (nella seconda decade di marzo si riunirà il cda chiamato ad approvare il bilancio 2011 del gruppo) Banca Intermobiliare sarà in grado di sorprendere ancora una volta il mercato, positivamente.

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