S&P declassa le banche italiane, UniCredit apre il toto-nomine per il nuovo cda

Nuovo downgrade per le banche europee, questa volta per mano di Standard&Poor’s. L’agenzia ha declassato il rating di 34 istituti di credito tra cui UniCredit (da A/A-1 a BBB+/A-2), Intesa Sanpaolo (da A a BBB+ e per le emissioni a breve da A-1 ad A-2), Banco Popolare (da BBB/A-2 a BBB/A-3) e Bnl. Una mossa, ha fatto sapere S&P, che fa seguito all’analoga azione sui rating della Repubblica italiana resi noti il 13 gennaio scorso. Intanto a piazza Cordusio si è iniziato a discutere, con la prima riunione del comitato governance, del rinnovo del cda. E in proposito – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Adnkronos che cita ambienti vicini all’istituto – si starebbe facendo strada l’ipotesi di una presidenza italiana dopo l’uscita di Dieter Rampl.

L’attuale presidente, dato più volte in uscita in passato, ha due mandati all’attivo e sono scaduti gli accordi con Hvb, che assegnavano la presidenza a una persona indicata dagli azionisti tedeschi. Rampl, interrogato sulla possibilità o meno di una riconferma, ha sempre glissato sull’argomento. “C’è ancora molto tempo prima di prendere una decisione. Aspettiamo e vediamo”, aveva detto in novembre, in risposta al vicepresidente Fabrizio Palenzona, che si era augurato una conferma della presidenza. Aperto formalmente il cantiere per il rinnovo del consiglio di amministrazione di UniCredit, si è iniziato a ragionare su chi e quanti saranno i membri del prossimo cda. Rampl sarebbe favorevole a uno snellimento del board, composto attualmente da 20 consiglieri.

Ma da parte di alcune Fondazioni azioniste di UniCredit ci sarebbe qualche incertezza. In particolare il dimagrimento del consiglio potrebbe costare alle Fondazioni qualche posto in cda, visto il loro indebolimento complessivo nell’azionariato dopo l’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro.

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