Pf, il riassunto del primo semestre: gennaio

Fine dell’anzianità e addio al sistema misto. Il decreto salva Italia del governo Monti ha posto le basi per una riforma del sistema previdenziale. E, in sostanza, dal primo gennaio sono cambiate le regole per andare in pensione. Con effetti anche sui promotori finanziari. Ciò che non ha subito modifiche, almeno fino a poco prima che mandassimo questo numero in stampa, è l’assoggettamento della categoria a due enti previdenziali: l’Inps di Antonio Mastrapasqua e la Fondazione Enasarco presieduta da Brunetto Boco. Come funziona? BLUERATING ha ricostruito il meccanismo sul numero 3 di gennaio.

La legge del 1991, quella per intenderci che ha dato vita all’Albo dei promotori finanziari, non ha imposto al pf specifici doveri previdenziali. Così, nei quattro anni successivi, i pf non sono stati obbligati a iscriversi all’Inps. L’Istituto di previdenza ha sancito questo obbligo nel 1995. Alcuni mesi dopo, nel 1996, la legge lo ha confermato, stabilendo che il pf deve iscriversi alla gestione commercio dell’Istituto. Da notare: la legge del 1996 indica l’Inps come la sola forma di previdenza obbligatoria per i pf. Nel 2001, il ministero del Lavoro ha dichiarato che il promotore finanziario non è l’agente di commercio, dunque non va assoggettato alla tutela previdenziale Enasarco.

La Fondazione, però, si è detta in disaccordo. Acquisito il parere sul tema della direzione generale per le politiche previdenziali, ha scritto al ministero del Lavoro: riteniamo, si leggeva su un documento del 2005, “che tutti i soggetti operanti con contratto di agenzia – quindi anche gli agenti promotori finanziari – siano tenuti all’iscrizione all’Enasarco e al versamento dei contributi previdenziali integrativi obbligatori”. Nella sua risposta, il ministero ha contraddetto se stesso e stabilito che tutti i soggetti operanti con contratto di agenzia, quindi anche i pf, sono tenuti a iscriversi all’Enasarco e a versargli i contributi previdenziali integrativi obbligatori. E il doppio assoggettamento è ancora in vigore. Il tema è stato tra quelli che hanno tenuto banco nella campagna elettorale per il rinnovo dei vertici dell’Anasf, nella primavera del 2011.

“In questi anni”, dichiarava Maurizio Bufi, poi diventato presidente, “abbiamo provato a staccarci in tutti i modi da Enasarco, ma ci siamo scontrati con i muri alzati dalla politica. A parte la contribuzione di base all’lnps, dove partecipiamo al comitato tecnico attraverso un nostro rappresentante, con l’ente degli agenti di commercio dovremmo adottare una nuova strategia, magari operando attraverso apposite alleanze con sigle sindacali, per entrare nella gestione dell’ente e salvaguardare al meglio le risorse previdenziali di cui anche i pf dovranno usufruire”. Qualcuno prova a proporre l’inserimento negli organi sociali della Fondazione di un rappresentante di Anasf. Senza una modifica allo statuto, però, questo non è possibile.

I vertici della Fondazione sono espressione delle organizzazioni sindacali di settore, oltre che di Confindustria e Confcommercio. Si tratta di sigle trasversali a tutte le categorie di agenti e rappresentanti di commercio. Con l’eventuale ingresso di una voce dell’Anasf, l’ente avrebbe nel proprio management quella che di fatto è l’espressione di una sola categoria. E con l’attuale statuto questo non si può fare. A margine, ci sono gli altri due pilastri della previdenza: quella gestita dai fondi pensione e basata sul sistema a capitalizzazione e quella amministrata con modelli assicurativi. Ma su questo tutta l’Italia, e non solo i pf per se stessi, deve ancora fare passi in avanti. A gennaio, intanto, è entrato in vigore il nuovo regolamento della Fondazione Enasarco, che prevede tra l’altro un progressivo aumento delle aliquote

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