Ubi Banca, Jannone: evitare i tagli di posti di lavoro è possibile

RIMETTERE UBI IN CARREGGIATA – Ridurre gli sprechi e snellire la struttura burocratica, valorizzare il personale invece di tagliare posti di lavoro e tornare alle origini, rifocalizzandosi sulla vicinanza con il territorio. Questa la ricetta per rimettere Ubi Banca in carreggiata, almeno secondo Giorgio Jannone e Carlo Benigni, rispettivamente presidente dell’Associazione azionisti e vice presidente di Tradizione di Ubi Banca, che – in vista dell’assemblea per rinnovare il cds dell’istituto, in agenda per il prossimo aprile – hanno presentato oggi a Milano le loro idee per migliorare la situazione di una banca che oggi presenta “numeri non tranquillizzanti” e ha in programma di tagliare oltre 1.700 posti di lavoro.

RITROVARE LA VICINANZA CON IL TERRITORIO – “Conoscere bene la valenza e la matrice economica delle imprese del territorio era uno dei punti di vantaggio di Ubi Banca in passato”, ha osservato Jannone, che punta a presentarsi all’assemblea rappresentando tra i 4mila e i 5mila soci: “ora questo è venuto meno, con un conseguente allontanamento della clientela. Inoltre la struttura della banca è diventata estremamente  barocca e burocratica, basti pensare che ci sono 241 amministratori e 90 sindaci, il che implica una serie di inefficienze e sprechi”.

EVITARE I TAGLI E’ POSSIBILE
– Cosa fare allora? “Serve ritrovare le radici dell’istituto, ricostruire il rapporto di fiducia con dipendenti e azionisti, migliorare la trasparenza e lavorare sulla crescitra dei ricavi”, spiega Jannone, che si impegna a evitare i tagli di posti di lavoro: “limitando gli sprechi – per esempio tagliando le consulenze esterne o riducendo nel numero e nei compensi i vertici della banca, che comunque andrebbero rinnovati – si potrebbero tranquillamente evitare tutti i tagli di posti di lavoro già preannunciati”.

SISTEMA DUALE DLETERIO PER UBI –
Il presidente dell’Associazione azionisti di Ubi Banca – che sta elaborando una lista e si riserva di fare luce nelle prossime settimane sui nomi delle persone che potrebbero farsi carico del rilancio dell’istituto – parla poi con toni scettici del sistema duale: “Così com’è stato usato in Ubi Banca, il duale è assolutamente deleterio, perché è diventato un modo per tenere in equilibrio due campanilismi: quello bergamasco e quello bresciano”, ha detto Jannone, auspicando invece una gestione univoca dell’istituto.

IL FARO DI BANKITALIA SU UBI LEASING – Infine il capitolo relativo all’ispezione di Bankitalia, in atto già da diversi mesi nella sede di Brescia su della controllata Ubi Leasing: “l’autorità sta ancora vagliando alcuni comportamenti opinabili messi in atto dalla società, che hanno provocato ingenti buchi di bilancio, come la vendita di beni dati in leasing e poi andati in insolvenza a prezzi molto inferiori rispetto ai prezzi di mercato”, ha consluso Jannone.

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