Altro che profezie Maya, nel 2012 vincono i promotori

PATRIMONIO +27,3% IN NOVE MESI – Un anno positivo, anche se non sono mancati momenti di tensione. Il 2012, per il sistema delle reti di promozione finanziaria operanti in Italia, ha portato nei primi nove mesi un incremento patrimoniale del 27,3% (dai 231,2 miliardi di fine dicembre 2011 ai 294,3 miliardi di fine settembre), un dato che – se i mercati non remeranno contro in queste ultime settimane dell’anno a causa della crisi politica italiana – potrebbe migliorare ulteriormente, visto l’andamento della raccolta netta.

I NUMERI DELLE QUOTATE A NOVEMBRE – Ossia, 1,2 miliardi di euro di raccolta netta in ottobre, cui potrebbero aggiungersi dati positivi anche a novembre, almeno a giudicare dai numeri comunicati dalle tre società quotate, Banca Generali, Mediolanum e Azimut, lasciando qualche incognita solo sull’esito di dicembre. Insomma, il traguardo dei 295-300 miliardi di euro di patrimonio in gestione al sistema delle reti – o dei 178-180 miliardi di risparmio gestito – è a portata di mano. E considerando che a fine ottobre (dati Assogestioni) il risparmio italiano gestito aveva una consistenza patrimoniale di circa 613,5 miliardi di euro (520,9 miliardi di gestioni collettive, di cui 58,4 miliardi riferiti a prodotti assicurativi e previdenziali, e 92,6 miliardi di gestioni di portafoglio retail), sembrerebbe che anche nel 2012 almeno un euro su tre di quelli affidati a forme di investimento individuale o collettivo abbia fatto capo al mondo delle reti, che dunque confermano la loro capacità di tenuta anche in momenti di forte tensione sui mercati e sul credito e con un inasprimento fiscale che oltre ai consumi rischia di deprimere il risparmio

UN ANNO DI TRANSIZIONE – Il 2012 è stato anche un anno di transizione, aspettando una ripresa del processo di concentrazione nel settore del risparmio gestito italiano. A muoversi, finora, sono stati gli intermediari finanziari di dimensioni più “leggere”: complici i problemi emersi nel suo azionariato, Banca Network è andata in liquidazione, con le rete di promotori finita a Consultinvest e alcuni professionisti che hanno preferito accettare offerte da altri gruppi; non sembra invece aver minimamente risentito della ristrutturazione in atto in seno alla mandante (100 gli esuberi annunciati tra il personale dipendente) la rete dei promotori di Hypo Alpe Adria Bank, che anzi è arrivata a quota 80. Il 2013 potrebbe portare altri movimenti. Ma non è detto che il destino delle reti segua quello delle sgr “di appartenenza”, stante tra l’altro il favore con cui la Banca d’Italia continua a vedere il mantenimento del controllo delle strutture in seno alle banche.

UN’ARCHITETTURA SEMPRE PIU’ APERTA – Nel frattempo, si vorrebbe favorire una maggiore indipendenza delle società di gestione in un modello che andrebbe incontro a un’architettura sempre più aperta e caratterizzata da una maggiore concorrenza in termini di offerta di prodotti. Concorrenza che dovrebbe favorire una riduzione dei costi in grado di far recuperare appeal ai prodotti a gestione attiva rispetto a quelli a gestione passiva come etf, etc e gestioni “indicizzate”. Sullo sfondo resta la necessità per molti gruppi creditizi di dosare attentamente gli investimenti in un periodo in cui il finanziamento sui mercati resta non agevole e la necessità di rafforzare i coefficienti patrimoniali sta inducendo molte banche e assicurazioni a ripensare la loro strategia.

PROGRESSIVA CONCENTRAZIONE
– La sensazione è che se la crisi non avrà un’ulteriore ricaduta nel corso del 2013, a cambiare casacca potrebbero essere in molti, mentre il processo di concentrazione potrebbe accentuare ancora la crescita dei patrimoni medi, alzando l’asticella ideale dai 10 milioni di euro a pf a 12-15 milioni. Già ora, del resto, il portafoglio medio è balzato a oltre 11,5 milioni di euro. Senza contare che gruppi come Banca Generali, Banca Fideuram, Allianz Bank Financial Advisors, Azimut e FinecoBank mostrano numeri addirittura più alti, anche in virtù della presenza – in alcuni casi – del canale private. Grande è bello? Non sempre. Ma indubbiamente, in certe fasi di mercato, sembra aiutare.

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