Diaman sim: fuori le emozioni, spazio alla ragione

La matematica non è un’opinione. Soprattutto quando si parla di investimenti. È partendo da questa convinzione che Diaman sim offre servizi gestione e di consulenza finanziaria basandosi su un approccio quantitativo e su modelli matematici, perseguendo l’obiettivo di eliminare la componente emozionale dalle scelte di investimento. Nata nel 2002 e guidata dall’amministratore delegato e fondatore Daniele Bernardi, la sim veneta copre tre diverse aree di attività: consulenza alle gestioni patrimoniali, advisory per alcuni fondi comuni e sicav lussemburghesi e servizi di supporto a consulenti e private banker. Con un motto su tutti: “Più ricerca e più rigore uguale più rendimento e meno rischi”.

Bernardi, a chi si rivolge Diaman sim?
Attualmente ci rivolgiamo principalmente a clienti di tipo istituzionale. Stiamo studiando un’attività di consulenza a clientela privata professionale su richiesta, ma per adesso ci limitiamo agli istituzionali.

Quali sono stati gli eventi salienti del vostro 2012?

Nel 2012 il dipartimento quantitativo di Diaman ha sviluppato – in collaborazione con il professor Ruggero Bertelli, docente presso la facoltà di Economia dell’Università di Siena – una strategia chiamata Target return, che per ora è stata presentata solo a un paio di istituzionali, perciò è una novità assoluta. Questa strategia punta a raggiungere un target di risultato del 5% medio annuo netto utilizzando solo etf ed etc quotati mediante un algoritmo che ottimizza il portafoglio, al fine di ottenere il risultato atteso anziché ottimizzare il rendimento o il rischio come fanno i classici portafogli modello. La caratteristica distintiva della strategia è che ogni trimestre viene comunicato il target futuro entro un determinato periodo, che viene sistematicamente aggiornato in base ai risultati del portafoglio per ottenere a scadenza il risultato del 5% medio annuo. Inoltre, sempre l’anno scorso abbiamo lanciato un software per la selezione dei fondi che utilizza le probabilità condizionali, formulando previsioni tramite modelli basati sulla probabilità di rendimento futuro dei portafogli. Lo abbiamo chiamato Exante, in tributo al fatto che il software fa le stime dei risultati futuri e non replica quelli ottenuti nel passato – che in realtà difficilmente si ripetono uguali – grazie a un sistema di valutazione preditivo per il futuro.

Ci spieghi meglio.

L’investitore tende a investire ai massimi e a disinvestire ai minimi, lasciandosi trasportare dall’emotività. Il nostro modello invece è condizionato da come si è mosso il mercato nell’ultimo periodo e proprio sulla base dell’osservazione del passato fornisce previsioni per il futuro: queste previsioni di solito sono contrarie rispetto all’andamento immediatamente precedente del mercato: Exante – che si basa sempre su modelli quantitativi matematici, in linea con la nostra filosofia – consiglia di solito di investire ai minimi e di disinvestire ai massimi.

Quali sono i progetti in cantiere?

Il software di portafoglio ha avuto un certo successo tra gestori, consulenti e private banker e adesso ne stiamo lanciando un altro sul mondo dei corporate bond per la valutazione delle obbligazioni corporate. Si chiamerà probabilmente Bond selector e sarà presentato ufficialmente tra febbraio e marzo alla conferenza annuale “Quantitative and asset management workshop”.

Da quante persone è composto il team di Diaman?
Attualmente siamo in sette persone operative, a cui si aggiungono il personale amministrativo e altri soggetti che ruotano attorno all’attività: in tutto siamo una quindicina. Non pensiamo di reclutare perché in questa fase di mercato riteniamo sia meglio mantenere una certa prudenza. Certo, se i software andranno bene ci potremo pensare.

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