Banche, per molto tempo abbiamo trascurato la trasparenza

GLI INSEGNAMENTI TRATTI DA MPS – Proviamo a parlare di qualcosa che non sia Mps, a partire però dagli insegnamenti della banca di Siena. Ormai la questione è in mano alla magistratura che, tra l’altro, questa volta si muove con una prudenza ammirevole. Resta, al di là dell’accertamento delle responsabilità individuali, la sensazione che le maglie della sorveglianza applicata alle banche nostrane sia del tutto insufficiente. Al pari, ho il sospetto che il macroscopico viavai di denaro tra Siena, Londra e i paradisi fiscali (compreso il viaggio di ritorno attraverso lo scudo) non sia una prerogativa dei maghi senesi, bensì una pratica diffusa. Del resto, la parola “derivati” è entrata nel linguaggio comune ben prima che esplodesse il caso di Siena.

DERIVATI, UNA PRASSI REMUNERATIVA – Per chi non lo ricordasse, a introdurre questa prassi assai remunerativa per il sistema bancario fu UniCredit sotto la guida di Alessandro Profumo, oggi incaricato del risanamento di Mps. Ma bando alle polemiche. Guardiamo alla situazione. Presto entrerà nel vivo il dibattito sull’unione bancaria. E l’Italia dovrà rispondere alle solite obiezioni del Nord Europa: perché, ci diranno, dovremmo mettere in comune un istituto così sensibile come la vigilanza con quegli imbroglioni di italiani? Perché, potremmo rispondere, i casi di imbroglio sono più frequenti da voi.

MOLTA POLVERE SOTTO I TAPPETO – E c’è la sensazione che sotto i tappeti delle Landesbanken ci sia molta polvere. Ma, per essere più efficaci, sarebbe bene che la Banca d’Italia si presentasse con un documento “esplosivo”: ecco, potrebbe dire Ignazio Visco, qui c’è l’elenco aggiornato di tutte le posizioni in derivati del nostro sistema creditizio. Siete in grado voi di Deutsche Bank o di Commerzbank di fare lo stesso? I vantaggi politici e finanziari di un’operazione “trasparenza” di quella portata sarebbero superiori a qualsiasi costo. Come del resto conferma la reputazione dei sistemi bancari oggi più apprezzati, tipo quello del Canada.

L’INCAPACITA’ DI AUTOTUTELARSI – L’Italia, che non è il Canada, rischia di pagare l’ennesimo sovrapprezzo sui mercati per l’incapacità del sistema delle banche italiane di autotutelarsi promuovendo gli esempi più virtuosi ed emarginando le situazioni più pericolose. Al contrario, quegli stessi banchieri che in privato consideravano una “follia” il prezzo pagato per Antonveneta non hanno avuto alcuna remora a nominare Giuseppe Mussari rappresentante della categoria. O, addirittura, a rinnovargli all’unanimità la fiducia dopo l’avvio dell’inchiesta. E che dire del banchiere Ettore Gotti Tedeschi, da molti anni rappresentante in Italia del Banco di Santander, che sembra aver dichiarato “io non c’entro, gestivano tutto a Madrid”, salvo poi aggiungere che il prezzo pagato era corretto. Tanta leggerezza ha un costo: non è il caso che a pagarlo siano ancora una volta i cittadini e le imprese.

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