L’Ue aiuta Cipro con 10miliardi e arriva una tassa sui depositi bancari

GLI AIUTO A CIPRO – L’Eurogruppo ha trovato un compromesso, più che un accordo. Dopo un duro negoziato notturno di 10 ore, riportano le agenzie di stampa, tra sabato e domenica Bruxelles ha approvato un piano di aiuto per il salvataggio di Cipro e delle sue banche. Ovviamente, come lo è stato per la Grecia, il Paese dovrà accettare il finanziamento in cambio di alcune condizioni. Che rischiano di essere pesanti e contagiare Paesi come la Spagna, che sta cercando ormai da tempo di uscire dalla propria crisi bancaria.

QUARTA AUSTERITY – Cipro è ora il quarto paese – dopo Grecia, Irlanda e Portogallo, e senza contare l’intervento specifico per le banche in Spagna – a ottenere un programma di salvataggio finanziario dall’Eurozona, sottoponendosi alle politiche di austerità, riforme e risanamento che verranno imposte dalle missioni della Troika (la triplice alleanza formata da Commissione Ue, Bce, Fmi) a Nicosia.

CONTRIBUTO FORZOSO – La principale contropartita richiesta dalle autorità europee, in cambio dei 10 miliardi di euro (inferiori alle risorse ritenute necessarie, equivalenti all’intero Pil del Paese), sarà un contributo forzoso dei privati che avevano lasciato il loro denaro nelle banche dell’isola. Verrà loro imposta una tassa ‘una tantum’ sui depositi del 6,75% per somme fino a 100mila euro, e del 9,9% oltre questa cifra. La tassa, che dovrebbe dare un gettito di 5,8 miliardi di euro, colpirà tutti i depositanti, ma in modo più duro i non residenti (che sono soprattutto russi, ma anche britannici). I residenti, infatti, verranno parzialmente compensati con azioni della loro banca di valore pari all’imposta pagata.

LA DECISIONE DEL PARLAMENTO – E intanto il governo cipriota ha rinviato a oggi la sessione d’urgenza per l’iter di ratificazione de piano di salvataggio Ue. Anche il presidente Nicos Anastasiades ha rinviato a oggi un discorso in Parlamento e un messaggio alla nazione, previsto inizialmente per oggi, per difendere il piano di aiuti che ha definito “doloroso”. Il timore è che in caso di mancata approvazione del piano, i correntisti possano riversarsi in massa agli sportelli per ritirare i loro risparmi.

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