Il modello di asset allocation “60-40” sul viale del tramonto

STRATEGIA 60-40 – Generazioni di investitori e consulenti finanziari hanno basato la propria strategia di asset allocation sul modello chiamato “60-40” – ovvero il 60% di esposizione azionaria bilanciata con il resto, il 40%, in obbligazioni governative. Lo stesso che, secondo l’analisi su Market Watch di Chris Brightman, responsabile della gestione degli investimenti in Research Affiliates, avrebbe ormai fatto il suo tempo. Tra fallimenti bancari, crisi dell’euro e bolle immobiliari, i modelli classici di investimento sembrano infatti destinati ad essere ripensati.

RENDIMENTI – Secondo lo studio di Brightman, un asset allocation sul modello 60-40 produrrà un rendimento annuo del 4,4% nel periodo 2011-2020. È  soltanto una previsione, ma se si pensa che questa strategia avrebbe fruttato rendimenti annuali del 14,3% e 14,4% nei decenni precedenti (1981-1990 e 1991-2000), non è certo la migliore.

LE ALTERNATIVE – Dove guardare allora? Oltre a puntare sui vari prodotti degli ultimi anni, come le materie prime, le valute estere, gli etf e il private equity, alcuni esperti sostengono l’approccio del “permanent portfolio”, messo a punto dal famoso analista Harry Browne. In sostanza la strategia consiste nella diverisificazione uniforme tra le quattro asset class: azioni, titoli obbligazionari a lungo termine, metalli preziosi e contanti. C’è invece chi si affida al “Norway Model”, un portafoglio composto dal 60% di azioni, 35% di obbligazioni e 5% di immobili.

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