Promotore finanziario? Il tuo nome è consulente

UN MOMENTO STORICO – Il momento è arrivato. Ed è, per molti aspetti, un momento storico. Stiamo parlando dell’opportunità che venga cambiata la denominazione di “promotori finanziari” con la quale da quasi trent’anni vengono designati tutti coloro che, regolarmente iscritti all’apposito Albo e vigilati dalla Consob, svolgono professionalmente il servizio di assistenza al risparmiatore nella gestione dei propri risparmi. Quel nome, “promotore finanziario”, fu coniato quando proprio il mondo del risparmio del Paese era stato stravolto dall’operato di personaggi di triste memoria che avevano fatto anzitutto i loro interessi a danno di quello dei clienti, collocando prodotti rischiosi e “farlocchi”, a cominciare dai fondi Europogramme fino alle vicende del crack dell’Otc di Luciano Sgarlata.

PROMOTORI E CONSULENTI – Nacque allora nel legislatore, per evitare il ripetersi di simili casi, l’esigenza di separare anche verbalmente l’attività del “promotore” finanziario da quello del consulente, specificando appunto che il primo “promuoveva”, cioè si limitava a collocare prodotti senza svolgere attività di advisory. Il mondo ha camminato veloce da trent’anni a questa parte, in Gran Bretagna i cosiddetti “collocatori” sono diventati a tutti gli effetti consulenti remunerati per quest’attività con la nuova legislazione in vigore da gennaio scorso (Rdr, Retail distribution review) e negli Stati Uniti quelli che da noi sono chiamati ancora “promotori” si denominano invece “financial advisor”.

UNA PROFESSIONE SENZA INQUADRAMENTO GIURIDICO – Di più: il vasto mondo della consulenza finanziaria, cosiddetta indipendente o “fee only”, è rimasto in Italia senza inquadramento giuridico e l’Albo per regolamentare questi professionisti non ha mai visto la luce. Per contro, come dicevano, l’Albo dei promotori esiste e funziona benissimo sotto la guida dell’apposito Organismo presieduto da Giovanna Giurgola Trazza e guidato da Giuseppe Capobianco. Il lavoro dell’Apf svolto finora dimostra come soggetti diversi (Anasf, Assoreti, Abi) possano operare, se ben coordinati e sintonizzati fra loro, per un disegno comune. Non c’è da stupirsi, quindi, se in molti oggi chiedono di riconoscere con le parole ciò che è già nei fatti: e cioè che i “promotori finanziari” cambino nome e diventino “consulenti”, tenuto conto che la loro attività vede sì ancora fornire al cliente il collocamento di prodotti ma anche e soprattutto, e in misura crescente di giorno in giorno, garantire il servizio di advisory, pianificazione patrimoniale, eccetera. Insomma: una consulenza finanziaria a 360 gradi.

UNA SPERANZA PER IL FUTURO DELLA CATEGORIA – Da ciò ne verrà, come logica conseguenza, che tutti i consulenti (“tied”, legati come quelli emanazione di una rete, o “independent”) abbiano un unico Organismo che li rappresenti e a questo sia affidata la vigilanza sull’operato degli iscritti come già accade, per esempio, per l’Oam, che regola l’Albo degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi. Su questa linea concordano sia il ministero dell’Economia e delle Finanze sia la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas, con un intento comune che fa ben sperare per il futuro della categoria. Il “promotore” ha fatto il suo tempo, è diventato consulente da un pezzo. Prendiamone atto.

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