Promotori, la professione è cambiata e il contratto la seguirà

UN DIBATTITO INTERESSANTE – Un merito va dato ad Anasf: con il solo annuncio di un contratto unico nazionale per i promotori, ha gettato una pietra nello stagno increspandone l’acqua con cerchi sempre più larghi, che vanno a toccare gli interessi dei promotori finanziari e delle società mandanti. Di fatto, si è aperto un dibattito interessante per la categoria e sarebbe bene che i colleghi facciano sentire le loro opinioni. Credo che i promotori siano degli imprenditori e come tali hanno la necessità di dover lavorare in un mercato con pochi vincoli inutili e un forte elemento concorrenziale. La concorrenza ha il pregio di far emergere i più bravi, i più competenti, i più preparati.

LA FIGURA DEL PF IMPRENDITORE
– Con l’evidente vantaggio per il cliente/risparmiatore. È forse giunto il momento che i singoli pf – e la categoria nel suo insieme – si rendano conto di essere imprenditori e inizino a comportarsi come tali, rapportandosi con le aziende alla pari. Perché sono attori dello stesso business e non può esserci la “consulenza e collocamento fuori sede” senza i promotori finanziari, così come non possono svolgere la loro attività i pf senza un mandato o un incarico da un intermediario autorizzato. Una novità potrebbe essere rappresentata da un nuovo percorso che la parte dei promotori, attraverso le associazioni di categoria o altre forme di rappresentanza, ponga in essere con i giusti accorgimenti e gli strumenti più adeguati, per conoscere e magari contribuire alla sostenibilità del “piano industriale” della società mandante. Se tutto questo può essere racchiuso in un “contratto nazionale”, ben venga. Il cliente è sempre più informato e consapevole della possibilità di scegliere il servizio migliore sul mercato.

UNA SOLUZIONE COMUNE – E il promotore è un fidelizzatore. Ora, il contratto d’agenzia mutuato dagli agenti di commercio aveva una logica negli anni Settanta, agli albori della professione, perché permetteva alla “categoria” di essere “riconosciuta” giuridicamente. Oggi, i promotori finanziari hanno un loro Albo e sono riconosciuti dalle istituzioni e svolgono questa professione da oltre 35 anni. È quindi evidente che c’è la necessità di verificare se il “contratto” sul quale è costruito “l’incarico d’agenzia” è ancora coerente con la nostra attuale professione. In conclusione, trovare la “quadra” di un tema così conflittuale è piuttosto complesso, gli attori presenti sono molti, dal singolo promotore finanziario alle associazioni di categoria Anasf, Assoreti e Abi. L’Anasf, alla quale delego come associato la tutela dei miei interessi, deve farsi carico di coinvolgere i singoli promotori finanziari e le altre associazioni di categoria – Assoreti e Abi, appunto – al fine di trovare una “soluzione comune” al rinnovamento del contratto di categoria.

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