La casa della consulenza non diventi una miniConsob

LA CASA DELLA CONSULENZA ITALIANA – Probabilmente entro la fine dell’anno i promotori finanziari e i consulenti indipendenti avranno un albo unico, cui farà capo anche la funzione di vigilanza. Nel fermento di questa attesa si moltiplicano le pressioni provenienti da più parti per trasformare la futura “casa della consulenza italiana” in un organismo pubblico, come la Consob che nel caso Ligresti (come in altri) non ha brillato. Una pressione tanto più indebita quanto più l’attuale Organismo per la tenuta dell’albo dei promotori finanziari (Apf) ha svolto con eccellenza il suo compito sotto la presidenza uscente di Giovanna Giurgola Trazza (a cui succederà Carla Rabitti Bedogni, ex commissario Consob) e con la struttura operativa coordinata da Giuseppe Capobianco.

SALVAGUARDARE LA NATURA PRIVATA DEL PROSSIMO ORGANISMO UNICO
– Perché salvaguardare la natura privata del prossimo Organismo unico? L’Apf è divenuto un modello di riferimento per il legislatore il quale ha provveduto all’istituzione di altri organismi preposti alla tenuta di albi di altri operatori nel settore del mercato mobiliare o in settori diversi. Gli interventi di regolamentazione del settore della distribuzione dei prodotti finanziari, creditizi e assicurativi successivi alla istituzione di Apf hanno, infatti, portato alla creazione in particolare di nuovi organismi preposti alla tenuta di albi, elenchi o registri degli operatori appartenenti al segmento finale della distribuzione di tali prodotti, con caratteristiche tuttavia differenziate in tema di governance (e con espressa previsione di attribuzione della funzione di vigilanza).

L’ESPERIENZA APF – Non sono oggi comprensibili le ragioni che hanno indotto ad una previsione comune in ordine alla attribuzione della personalità giuridica e della piena autonomia organizzativa e finanziaria ma non della forma giuridica del soggetto (associazione di natura privata) oltre che di previsioni diversificate circa l’attribuzione delle funzioni e della governante. In alcuni casi è stata prevista la nomina pubblica di alcuni componenti (Ocf), in altri l’intervento pubblico solo in occasione della prima nomina (Oam; modifica peraltro intervenuta in un secondo momento, inizialmente la nomina pubblica era fissata senza distinzioni anche per i mandati successivi), in altri (Apf) nessuna prescrizione. L’esperienza di Apf indurrebbe a ritenere imprescindibile una governance che consenta di avvalersi dell’esperienza di rappresentanti della categoria al fine di garantire un concreto e continuo legame con la realtà operativa, nonché la ponderazione delle decisioni sorte dal confronto di posizioni differenziate (nel caso Apf fra promotori finanziari e soggetti abilitati).

LE DIMISSIONI DI ELIO CONTI NIBALI – È comprensibile che la presenza di figure indipendenti, capaci di garantire lo standing istituzionale delle decisioni, possa apparire come un elemento indispensabile. Tuttavia c’è da riflettere se la nomina pubblica si renda necessaria per garantire l’”alterità” o se non sia preferibile prevedere in via regolamentare sia requisiti di professionalità e di preparazione professionale sia strutture organizzative e procedure in grado di garantire l’imparzialità, preservando la natura di associazione privata ed evitando inutili appesantimenti amministrativi che potrebbero derivare dall’assunzione di configurazioni di natura più spiccatamente pubblicistica. In questo contesto spiccano come almeno inopportune le dimissioni improvvise di Elio Conti Nibali dalla vicepresidenza dell’Apf, prima della scadenza naturale del consiglio. Conti Nibali, già brillante presidente Anasf, avrebbe fatto meglio a chiarire le ragioni del suo dissenso anche per fugare le voci insistenti che danno la sua uscita polemica come legata solo a motivazioni di interesse personale.

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