Hypo Alpe Adria, via alla vendita. Giallo sul futuro della controllata italiana

VIA LIBERA DELLA COMMISSIONE UE – Nuovo capitolo per la saga Hypo Alpe Adria. E’ notizia di oggi il via libera della Commissione europea al piano di ristrutturazione della banca austriaca, e l’autorizzazione degli aiuti già accordati dallo Stato e di quelli supplementari che potrebbero rendersi necessari per la ‘risoluzione’ ordinata del gruppo. Il piano, si legge nella nota diffusa dalla Commissione, prevede la vendita delle attività bancarie in Austria, per cui è già stato siglato un accordo lo scorso maggio, e della rete nei Balcani (entro il 2015), oltre alla chiusura delle parti non cedibili con l’utilizzo di nuove risorse pubbliche.

LA BANCA ITALIANA – E la banca italiana? Il comunicato della Commissione utilizza il termine “wind down” parlando delle operazioni nel Belpaese (qui sotto il comunicato integrale in lingua inglese): in sostanza, secondo quanto ha spiegato la stessa società a BLUERATING, nell’attesa di trovare un compratore, che per il momento non si vede all’orizzonte, la banca italiana – che dispone di 30 agenzie e di una rete di promotori finanziari sul territorio – ha “congelato” tutte le nuove attività e gestisce l’esistente. In questi ultimi mesi intanto, per cercare di rendere la società interessante agli occhi di potenziali acquirenti, sono stati avviati da un lato un processo di ristrutturazione interna con il trasferimento dei non performing loans in una bad bank e dall’altro una riorganizzazione a livello di management con la nomina Marco Gariglio nel ruolo di direttore generale (qui la notizia).

IL COSTO DELL’OPERAZIONE – Complessivamente l’operazione di ristrutturazione dell’intero gruppo, riporta l’agenzia di stampa Reuters citando i dati forniti dal ministero delle finanze austriache, potrebbe costare all’Austria fino a 5,4 miliardi di euro di capitali freschi da qui al 2017. Hypo Alpe Adria è stata nazionalizzata nel 2009 per evitare un collasso che avrebbe avuto ripercussioni su tutta la regione. Ora potrebbe aver bisogno di una cifra compresa tra 2,6 miliardi di euro in uno semnario “base” e 5,4 miliardi di euro in uno scenario “fortemente pessimistico”.

Di seguito il comunicato ufficiale della Commissione europea:

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