TEMPESTA INUTILE – A pochi giorni dall’assemblea prevista per giovedì 19 settembre, che dovrà nominare i nuovi vertici dell’Organismo per la tenuta dell’Albo dei promotori finanziari (Apf), fra alcuni osservatori è sorto un interrogativo tanto apparentemente “drammatico” quanto fondamentalmente inutile. Cosa succederà, si dice, se giovedì l’assemblea designerà come previsto Carla Rabitti Bedogni (qui la notizia precedente) come nuovo presidente in sostituzione di Giovanna Giurgola Trazza (vai qui per la sua recente intervista), ma la Rabitti Bedogni – pur accettando l’incarico – non potesse entrare subito in carica considerato che il suo attuale mandato come commissario dell’Antitrust scadrà alla fine di quest’anno? Sarà necessaria – ci si chiede allarmati – una proroga del presidente uscente fino a dicembre prossimo o peggio si andrà verso un vuoto di potere proprio in un momento importante che vede Apf impegnato nella costruzione della unica “casa della consulenza”?
PREOCCUPAZIONI INFONDATE – Le preoccupazioni sono infondate. L’articolo 11 dello statuto Apf disciplina infatti con precisione tale eventualità: “In caso di assenza o temporaneo impedimento del presidente”, vi si legge infatti, “spettano al vice presidente, oltre agli altri poteri previsti, la rappresentanza dell’Organismo di fronte a terzi e in giudizio, con facoltà di nominare procuratori, di compromettere in arbitrati, di transigere e di conciliare vertenze giudiziarie”. Nessun vuoto di potere, dunque (e nessuna necessità di proroga per il presidente uscente) anche nell’eventualità che la Rabitti Bedogni non possa assumere fin da subito la presidenza. A esercitare i suoi poteri nel frattempo sarà il vice presidente designato, che sarà Marco Tofanelli, segretario generale Assoreti, già indicato per questa carica dall’associazione degli intermediari che costituisce l’Apf assieme ad Anasf e Abi. Secondo il previsto meccanismo di rotazione, infatti, al presidente designato ora da Anasf si affiancherà il vice indicato da Assoreti.