La Arab Banking Corporation festeggia 30 anni in Italia

UNA REALTA’ DI NICCHIA MA SOLIDA – Non è conosciuta ai più ma macina utili ed è presente sul territorio italiano, precisamente a Milano in pieno centro, in via Amedei, 8. E ha come obiettivo principale quello di assistere le imprese europee (quindi anche quelle italiane) a sviluppare rapporti commerciali e investimenti nel mondo arabo con un focus sulla regione Mena, ovvero Middle East and North Africa. A Milano (così come a Londra, Francoforte e Parigi) si chiama ABC International Bank e domani compie trent’anni, considerando che la branch italiana dell’Arab Banking Corporation è stata inaugurata il 2 ottobre 1983.

IN CRESCITA NEL 2012 – Il gruppo, che ha come azionista di maggioranza, con il 62%, la Central Bank of Libya, ha chiuso il 2012 con un profitto netto pari a 37 milioni di dollari a livello consolidato mentre il primo semestre 2013 è leggermente superiore ai dati del 2012. Mentre sui dati scorporati vige il silenzio. La sede principale di Abc è nel Bahrain ma ci sono presenze anche in Egitto, Giordania, Algeria e Tunisia.

LE PAROLE DEL GENERAL MANAGER PROVERA – “In Italia stiamo assistendo Impregilo nella costruzione di un’università in Libia, così come il gruppo Astaldi in Algeria e Turchia e ancora Prysmian, sempre in Libia. Lavoriamo molto anche con la Fiat nel settore delle macchine utensili”, racconta a BLUERATING Paolo Provera (nella foto), general manager del gruppo, a margine dell’evento di celebrazione dei trent’anni. E chiarisce: “Assistiamo anche le piccole e medie imprese che vogliono internazionalizzare il business nel mondo arabo. Ci occupiamo della copertura rischio paese e della fornitura di tutti i servizi necessari per entrare in un mercato nuovo. Il nostro lavoro è tailor made, tagliato su misura del cliente. Siamo altamente specializzati”. Un esempio? La banca, che lavora da trent’anni a stretto contatto con la Sace, ha finanziato il gruppo Casillo, leader mondiale nell’acquisto, trasformazione e commercializzazione del grano, a esportare in Tunisia, Algeria, Giordania e Libia. Del resto, quella delle partecipazioni azionarie in giro per il mondo da parte della Libia è storia vecchia, legata a doppio filo all’abnorme quantità di introiti provenienti dal petrolio che venivano reinvestiti dalla Lia (Libyan Investment Authority) e da altre finanziarie come la Lafico. Nella partita di giro l’Italia è sempre stata una preda ambita. Da noi, a oggi, le partecipazioni più rilevanti sono quelle in Finmeccanica, Eni, UniCredit, Fiat, Juventus. Ma in vista c’è un potenziale riassetto, alla luce di nuovi disegni, sia di natura politica, sia finanziaria.

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