COME CAMBIA L’INDUSTRIA – Bancari, scordatevi il passato. Per far riprendere vigore alla redditività e alla produttività, le banche italiane devono puntare su altre voci di ricavo e ridurre i costi: quindi – anche, ma non solo – tagli al personale e al numero degli sportelli, che sono cresciuti troppo rispetto al volume dell’attività bancaria e al Pil. Questo è uno dei temi del 18esimo Rapporto sul Sistema Finanziario della Fondazione Rosselli, presentato oggi a Milano dai curatori Donato Masciandaro, docente universitario, e Giampio Bracchi, di Intesa Sanpaolo Private Banking. Il Rapporto, che si concentra come ogni anno sulle banche commerciali, per cominciare prende atto del calo della redditività degli istituti. I ricavi sono scesi per via della flessione del margine di interesse (oggi è del 30% rispetto al massimo conseguito nel 1990) ma pure per la significativa riduzione dei margini totali. I costi, però, non sono diminuiti allo stesso modo. E il rapporto cost/income è fermo alla metà degli anni Settanta, pari a circa il 70%. Da notare, poi, che l’utile aggregato delle banche italiane nel 2012 è stato di un miliardo di euro, contro i 5 del 2011.
GENERARE REDDITIVITÀ – E qui spunta il più classico dei cani che si mordono la coda. Le banche in difficoltà stanno cedendo gli asset più redditizi, fra i quali secondo le indicazioni di Bracchi ci sono l’asset management, il private banking e la bancassurance. “Se un istituto deve rientrare nei coefficienti di capitale, allora vende qualcosa. E sceglie di cedere asset non core che però sono appetibili sul mercato. Il problema è che così si priva delle attività più redditizie”. Gli restano così i depositi e il credito, che funzionano quando l’economia marcia ma che quando c’è crisi non garantiscono la necessaria liquidità.
IL RECUPERO DELLA PRODUTTIVITÀ – Ciascuna banca – sia essa di sistema, popolare o cooperativa – si sta chiedendo come diventare più efficiente. Per esserlo, bisogna superare tre vincoli: mercato del lavoro, tecnologia e rapporto con i clienti più “tradizionali” e meno “digitali”. Sul fronte del lavoro, un “vincolo” è il contratto. In generale serve una svolta nella struttura dei costi, insistono i relatori, perché alla lunga il perseverare nell’attuale situazione peserà sulla stabilità degli istituti, secondo grande tema del rapporto. Oggi l’Italia conta 32mila filiali, “largamente sovrabbondanti” secondo Masciandaro, e sono aumentate del 15% negli ultimi anni mentre già l’Internet banking cominciava a svilupparsi. Troppi sportelli, dunque. Per contro l’innovazione tecnologica che, per usare le parole di Bracchi, “impatterà sempre di più sul sistema bancario”.