LA CONSULENZA ONLINE – Di come la tecnologia e i vari software stiano cambiando il modo di fare consulenza finanziaria ne avevamo già parlato di recente. Sebbene nel nostro Paese il problema sia ancora tendenzialmente marginale, negli Stati Uniti la riflessione è ben più attuale. All’articolo in questione pubblicato dal Wall Street Journal – nel quale si evidenziava la proliferazione di società che puntano esclusivamente su servizi di consulenza online – ha risposto Raef Lee, managing director di SEI Advisor Network, business unit della società finanziaria SEI Investments Company.
LE NUOVE START-UP – Una riflessione che comincia con l’attribuzione a questi nuovi servizi tecnologici di un nomignolo, Robo-advisor, in parte 
canzonatorio, ma che descrive “la nuova razza di start-up che si relaziona direttamente con gli investitori attraverso algoritmi informatici per la creazioni di piani finanziari e portafogli d’investimento”, spiega lo stesso Lee. Cosa cambierà quindi per i consulenti finanziari?
LE TIPOLOGIE – Per rispondere a questa domanda l’esperto elenca i vari tipi di Robo-advisor sul mercato statunitense: ci sono siti web “puri” – senza cioè consulenti in carne e ossa – che consentono ai clienti di fare praticamente tutto da soli; ci sono poi aziende che integrano questi servizi con professionisti che comunicano con i clienti solamente online; ci sono, infine, firme finanziarie che hanno integrato ultimamente la loro classica offerta con alcuni servizi online.
GLI INVESTITORI SCENDONO IN CAMPO – A chi parla di moda passeggera, ci pensa l’esperto Bill Doyle della Forrester Research, società specializzata nell’IT, che ha studiato il settore per più di un decennio sottolineando come nell’ultimo periodo sia cresciuta l’attenzione intorno a questo mondo, “perché i software necessari per trasformare questo settore finalmente sembrano funzionare”. E che ci sia un clima diverso rispetto a qualche anno lo credono anche i venture capital che, secondo Finovate (l’annuale conferenza dedicate alle nuove tecnologie per la finanza), stanno incominciando a puntare su questa idee innovative di business a suon di quattrini. Ecco, per esempio i fondi raccolti da alcune società di consulenza online statunitense negli ultimi due anni:
Wealthfront – 20 milioni di dollari marzo 2013
Personal Capital – 25 milioni di dollari a giugno 2013
Jemstep – 6 milioni di dollari a febbraio 2012
FutureAdvisor – 5 milioni di dollari ad agosto 2012
Betterment – 10 milioni di dollari a ottobre 2012
SigFig – 15 milioni di dollari a luglio 2013
LearnVest – 16,5 milioni di dollari a luglio 2013
L’IMPATTO SUL SETTORE – Insomma, quali saranno gli impatti? I Robo-advisor offrono commissioni più basse rispetto alle pratiche tradizionali, perciò i giovani avranno aspettative di costi più contenuti; le società subiranno una certa pressione verso una maggiore trasparenza e a un maggiore coinvolgimento della generazione più giovane; più tecnologia (web conference, cloud computing, ecc…). Per il cliente, infine, diventerà una necessità la comparazione delle varie offerte, il tutto a favore di una migliore informazione nel processo decisionale dell’investitore.
Ecco un’infografica realizzata da SEI Advisor Network che rappresenta il panorama statunitense dei “Robo-advisor”
LE PREOCCUPAZIONI DEI CONSULENTI – I consulenti dovranno avere paura della novità? “I Robo-advisor”, scrive ancora Lee, “avranno probabilmente successo con la fetta di mercato finora ignorata dai consulenti, come per esempio i giovani e i clienti con pochi soldi”. Ma l’ipotesi di una scomparsa della figura classica del consulente finanziario sembra alquanto remota. Tanto più se il professionista sarà, come si dice in questi casi, al passo con i tempi “abbracciando i nuovi mezzi di comunicazione e le nuove tecnologie. Che non è altro ciò che il cliente si aspetta da un buon consulente finanziario”, conclude Lee.