I PRIMI BANCHIERI? SONO STATI I GRECI – Ennio De Simone è riuscito a ricostruire in “Moneta e banche attraverso i secoli”, edito da Franco Angeli l’avvincente sviluppo del settore bancario avvenuto nel corso del tempo. I primi veri banchieri della storia sono stati i greci, che “diedero vita al commercio del denaro, prestando fondi ricevuti dai depositanti e svolgendo la loro attività professionalmente”, ossia come principale attività lavorativa. Non si può infatti parlare di veri banchieri babilonesi in quanto questi “non utilizzavano moneta coniata, prestavano a terzi i propri capitali e non quelli ricevuti dai depositanti e non svolgevano l’attività in maniera professionale”. Nell’impero romano l’attività bancaria “non superò sostanzialmente il punto di arrivo della banca greca”, sebbene i romani ebbero “il merito di aver dato sistemazione giuridica a molte obbligazioni che scaturivano dall’attività bancaria”.
LE GUERRE MONDIALI – Le guerre mondiali del Novecento portarono gli stati a dover far fronte ad eccezionali impegni economici. I governi a seconda dei casi aumentarono l’imposizione fiscale, l’emissione di moneta e l’indebitamento. Dopo l’8 settembre 1943 la Banca d’Italia si trovò nell’atipica situazione di offrire anticipazione, ricorrendo all’emissione di un’enorme quantità di biglietti, sia al governo monarchico del Sud, sia alla Repubblica Sociale Italiana. “Non si riuscì tuttavia ad evitare una penuria di biglietti, che la popolazione preferiva tenere disponibili per ogni evenienza, piuttosto che depositarli in banca”. Nel Mezzogiorno “le forze di occupazione alleate emisero una grossa quantità di loro monete, le cosiddette amlire (Allied Military Currency)”. L’emissione di amlire “cessò nei primi mesi del 1946, quando il loro ammontare aveva superato i cento miliardi (la circolazione di biglietti della Banca d’Italia era di poco superiore a trecento miliardi) e il loro ritiro avvenne gradualmente entro il 1950”.