Moneta e banche attraverso i secoli

I PRIMI BANCHIERI? SONO STATI I GRECI – Ennio De Simone è riuscito a ricostruire in “Moneta e banche attraverso i secoli”, edito da Franco Angeli l’avvincente sviluppo del settore bancario avvenuto nel corso del tempo. I primi veri banchieri della storia sono stati i greci, che “diedero vita al commercio del denaro, prestando fondi ricevuti dai depositanti e svolgendo la loro attività professionalmente”, ossia come principale attività lavorativa. Non si può infatti parlare di veri banchieri babilonesi in quanto questi “non utilizzavano moneta coniata, prestavano a terzi i propri capitali e non quelli ricevuti dai depositanti e non svolgevano l’attività in maniera professionale”. Nell’impero romano l’attività bancaria “non superò sostanzialmente il punto di arrivo della banca greca”, sebbene i romani ebbero “il merito di aver dato sistemazione giuridica a molte obbligazioni che scaturivano dall’attività bancaria”.

IL MEDIOEVO – Il Medioevo vide la nascita di numerose tipologie di operazioni bancarie e “veri e propri espedienti per aggirare le disposizioni sull’usura”, che furono perfezionate nel corso dei secoli per giungere, in alcuni casi, fino ai nostri giorni. “Si è molto discusso se la posizione della Chiesa sul prestito a interesse abbia ritardato lo sviluppo commerciale e la rinascita economica europea. Pur non volendo minimizzare l’effetto psicologico e pratico della condanna dell’usura, non sembra che essa abbia costituito un grosso ostacolo all’evoluzione dell’economia e delle istituzioni creditizie”. Lo stesso Keynes “ha rivalutato l’operato della Chiesa nel Medioevo” e sottolineato come “l’ostacolo principale all’accumulazione della ricchezza e alla spinta per investire fosse costituito dall’esagerata preferenza per la liquidità assicurata dai depositi presso i banchieri”.  
 
IL 6 MAGGIO 1926 – Le vicende che portarono all’affermazione di un’unica istituzione in grado di emettere moneta avente corso legale in un territorio nazionale è stata lunga e contraddistinta da numerosi fallimenti di unità monetarie, con la conseguente ridistribuzione di enorme ricchezza fra diversi portatori di interessi. In Italia “l’unificazione dell’emissione fu realizzata una legge del 6 maggio 1926, che revocava il diritto di emettere biglietti al Banco di Napoli e al Banco di Sicilia. Da allora, la Banca d’Italia rimase l’unico istituto di emissione del paese”. 
 
LE GUERRE MONDIALI – Le guerre mondiali del Novecento portarono gli stati a dover far fronte ad eccezionali impegni economici. I governi a seconda dei casi aumentarono l’imposizione fiscale, l’emissione di moneta e l’indebitamento. Dopo l’8 settembre 1943 la Banca d’Italia si trovò nell’atipica situazione di offrire anticipazione, ricorrendo all’emissione di un’enorme quantità di biglietti, sia al governo monarchico del Sud, sia alla Repubblica Sociale Italiana. “Non si riuscì tuttavia ad evitare una penuria di biglietti, che la popolazione preferiva tenere disponibili per ogni evenienza, piuttosto che depositarli in banca”. Nel Mezzogiorno “le forze di occupazione alleate emisero una grossa quantità di loro monete, le cosiddette amlire (Allied Military Currency)”. L’emissione di amlire “cessò nei primi mesi del 1946, quando il loro ammontare aveva superato i cento miliardi (la circolazione di biglietti della Banca d’Italia era di poco superiore a trecento miliardi) e il loro ritiro avvenne gradualmente entro il 1950”.
 
IL DOPOGUERRA – Le ultime pagine del libro riportano gli avvenimenti del dopoguerra (fine del gold standard, crisi finanziarie, nascita dell’euro, concentrazione del settore bancario, processo di innovazione finanziaria, cambiamenti nella regolamentazione del settore) in maniera sintetica ma esaustiva, fino ai nostri giorni.

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