Consulenza, sui servizi online l’Italia è ancora indietro

Consulenti solo online? La situazione in Italia è un po’ diversa. L’unica società che offre un servizio di consulenza finanziaria personalizzata in etf, al 100% online, è Moneyfarm. Esistono poi alcuni operatori che, come Advise Only, offrono un servizio di consulenza “generica” o di asset allocation attraverso portafogli modello. Perché il nostro Paese è ancora così indietro su questo fronte? Lo abbiamo chiesto a Serena Torielli (nella foto), founder e ceo di Advise Only.

Perché ancora nessuno è disposto a investire su questa strada?
Il vero punto è che per investire su una consulenza finanziaria online bisognerebbe prima investire sulla promozione del servizio di consulenza finanziaria tout court. È importante che i risparmiatori siano a conoscenza dell’esistenza di un servizio di consulenza finanziaria, distinto dall’attività di collocamento di prodotti finanziari, e che possano apprezzarne il contenuto e il valore. Penso che gli intermediari finanziari e le reti non abbiano molto interesse a fare chiarezza attorno a questi concetti.

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Quali sono le principali difficoltà?
Oltre all’avversione “di sistema” di cui ho parlato, il passaggio a un servizio di consulenza finanziaria tutto online rappresenta un salto culturale immenso per i risparmiatori italiani abituati a intrattenere rapporti personali con i promotori e il personale della banca. A ciò si aggiunga la scarsa “alfabetizzazione digitale” della fascia di popolazione over 50, cioè la fascia demografica più interessata ai servizi relativi all’investimento dei risparmi. Aggiungerei in ultimo che la normativa che assoggetta questo servizio alle tradizionali procedure antiriciclaggio, anche in assenza di detenzione di risorse finanziarie, rende necessario il riconoscimento del cliente di persona o tramite invio di documenti e di un bonifico da parte di altro intermediario che abbia riconosciuto il cliente. Tutto questo è poco compatibile con la snellezza di un’esperienza web.

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Cosa dovrebbe cambiare, secondo lei?
I problemi infrastrutturali legati all’accesso alla banda larga sono parecchio sovrastimati, grazie alla rapida diffusione di smartphone e tablet. Servirebbero maggiori sforzi nella direzione dell’alfabetizzazione digitale della popolazione con più di 40 anni. Inoltre, uno sforzo dal lato istituzionale che punti ad armonizzare le prescrizioni normative (Mifid 2) a quelle vigenti nel Nord Europa e in Uk, dove non esistono aree di possibile confusione tra i servizi di consulenza finanziaria e di collocamento. Nel mercato Usa, la figura dell’independent financial advisor (ifa) è ampiamente accreditata come la figura di supporto alle decisioni di investimento delle persone per antonomasia. Va da sé che un alleggerimento degli oneri burocratici sarebbe d’aiuto. Il mio giudizio è che la creazione dell’Albo unico per i promotori finanziari e per i consulenti vada nella direzione opposta a quella di una maggiore chiarezza.

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