Mps, gli scenari dopo il no dei soci all’aumento di capitale

MPS, PAROLA AD ANTONELLA MANSI – “Mi auguro che Alessandro Profumo resti al vertice di Mps perché la Fondazione e l’assemblea non hanno criticato il piano su cui si sono impegnati. Ne hanno chiesto solo l’applicazione differita, di pochi mesi, sempre nell’ambito dei tempi dati dall’Ue”. Lo dice il presidente della Fondazione Mps, Antonella Mansi, in un’intervista al Corriere della Sera in cui si augura che non si dimetta nemmeno l’amministratore delegato Fabrizio Viola. “Da oggi la banca può fare il suo percorso senza avere alcun tipo di vincolo rispetto alla Fondazione, perché l’aumento di capitale si farà senza tornare in assemblea”, dice Mansi. “Noi ricominciamo un percorso che abbiamo dovuto interrompere data l’accelerazione impressa alla ricapitalizzazione. Il nostro lavoro sarà di provvedere a una cessione della quota utile alla messa in sicurezza dell’ente, che è sempre stato il nostro mandato. Dunque parlare di una Fondazione che si arrocca perché vuole mantenere la posizione nella banca significa non capire che sta avvenendo proprio il contrario”.

IL RUOLO DELLA FONDAZIONE – “Se posso esprimere un auspicio, è che nell’azionariato ci sia una rappresentanza della Fondazione, sia pure ridotta, anche se non è per nulla scontato”, prosegue Mansi sottolineando che “anche la Fondazione è un bene della comunità. Qui si rischia di bruciare 700 milioni di patrimonio, che sono dell’ente. E dunque quelli che si bruciano sono soldi dei cittadini”. Sul progetto di coinvolgere altre Fondazioni, “siamo disponibili e valuteremo tutte le possibilità. Con le fondazioni non c’è stata una trattativa: a tre giorni dall’assemblea non si poteva fare niente, mentre oggi ci sono più possibilità di andare ad affrontare l’argomento”, dichiara Mansi. Quanto al rapporto con il ministro del Tesoro, “è la persona con cui ho un dialogo franco, trasparente e con cui sto facendo tutto il nostro percorso”.

IL POST ASSEMBLEA – L’assemblea dei soci del 28 dicembre ha detto “no” all’aumento di capitale da 3 miliardi di euro che il management avrebbe voluto far partire a gennaio, rinviandone l’eventuale approvazione alla primavera (forse a giugno). Secondo l’agenzia di stampa Reuters, dopo l’assemblea del 28 dicembre e il suo esito, la Banca d’Italia e la Consob stanno monitorando da vicino e in modo coordinato Banca Mps. L’aumento, infatti, serve a ripagare il debito che Mps ha con con lo Stato sotto forma di Monti bond. Le regole di funzionamento di questi prodotti obbligazionari prevedono che debbano essere rimborsati entro il 2014, pena la conversione in azioni, quindi in capitale. In pratica, lo Stato diventerebbe primo azionista di Mps. Sabato 28 dicembre i soci hanno votato all’82,04% a favore della proposta della Fondazione Mps, presieduta da Mansi e azionista al 33,5% della banca, dando il via libera allo slittamento dell’aumento di capitale. Dopo l’esito del confronto, media e osservatori hanno messo in dubbio la disponibilità di Profumo a restare alla presidenza di Mps. Ma l’intervista apparsa su uno dei principali quotidiani italiani sembra blindare gli attuali vertici. Dopotutto, il voto favorevole allo slittamente non va inteso come un “no” al piano di rilancio della banca su cui i vertici si sono impegnati. È piuttosto una scelta di prudenza, dal momento che la Fondazione – che ci tiene a mantenere un ruolo in Mps – oggi non avrebbe avuto le risorse necessarie a far fronte all’aumento.
 

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