CONSULENTIA – Rabitti Bedogni (Apf): sull’Albo il legislatore si muova

“IL LEGISLATORE SI MUOVA” – Nella seconda e ultima giornata di Consulentia 2014, a Roma, non si poteva non tornare sul tema della “casa della consulenza”, quell’unico Albo professionale che sarebbe chiamato ad accogliere i promotori finanziari – cosa che fa già dai primi anni Novanta – e i consulenti – che invece un Albo lo aspettano dal 2007. Quello, infatti, fu il periodo in cui il legislatore stabilì che anche i consulenti andassero inseriti in un Albo, rimasto però in ghiacciaia perché finora non è mai arrivata una legge che lo facesse partire a tutti gli effetti. Alla tavola rotonda della seconda mattina di Consulentia 2014 (qui i dettagli), dove il tema è tornato in primissimo piano, oltre al presidente di Anasf Maurizio Bufi – che con la sua associazione ha voluto e organizzato la due giorni – hanno preso parte Antonio Spallanzani, presidente di Assoreti, Laura Zaccaria, responsabile direzione norme e tributi dell’Abi, e Carla Rabitti Bedogni, presidente di Apf (nella foto, in un momento della tavola rotonda). “Speriamo che il legislatore si muova”, ha detto Rabitti Bedogni dal palco riguardo all’Albo. A margine, BLUERATING l’ha avvicinata per avere qualche indicazione in più.
 
Presidente, perché spera che il legislatore si muova? Quale mossa deve fare, adesso?
Stiamo aspettando che il legislatore completi il percorso previsto dal 2007 e che individui qual è l’Organismo che gestisce l’Albo dei consulenti e delle regole.
 
Qualora questo Organismo fosse quello che lei attualmente presiede, si potrebbe immaginare una soluzione sul modello di quella dell’Oam (l’Organismo degli agenti e dei mediatori, n.d.r.), e cioè un Organismo con due elenchi?
Può essere, questo poi ovviamente si valuta. Io penso che potrebbe essere una buona soluzione.
Il ministero dell’Economia ha già convocato un tavolo di lavoro?
Per ora, non mi risulta, però io ho preso servizio da poco come presidente.
 
La prossima domanda invece riguarda tutt’altro tema, di cui comunque a Consulentia 2014 si è largamente discusso: l’apertura della professione ai giovani e il ricambio generazionale. Come si può intervenire su questo, secondo lei?
Probabilmente attraverso un lavoro in team. Il modello che ho sentito proporre da alcuni mi sembrava abbastanza simile a quello dei grandi studi professionali e anche internazionali, in cui c’è un senior e poi ci sono dei giovani che lavorano con un apporto specialistico su parti della materia che deve trattare il senior.
 
Anche su questo servirebbe un intervento normativo che consenta l’assegnazione del mandato a una persona giuridica, oltre che alle persone fisiche. Giusto?
Lavorare in team è un fatto di organizzazione. Che poi si preveda una società che lavora è un’altra cosa. Il team è cosa ben diversa, è un modo di organizzarsi nella prestazione dell’attività anche da parte del promotore, la cui prestazione è personalizzata, avente ad oggetto l’offerta di alcuni servizi il principale dei quali secondo me è la consulenza. Il promotore, nello svolgimento dell’attività, se vuole può farsi aiutare da un più giovane. Il rapporto con il cliente ovviamente ce l’ha il promotore.
 

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